domenica 20 dicembre 2009
alec ounsworth - mo beauty
venerdì 11 dicembre 2009
vasco pratolini - il quartiere
Parole che mi sembra di aver già sentito. Qualche giorno fa. Vino, amica e lacrime. Una frase che fa vedere tutto da un'altra prospettiva e apparire alla memoria due soli attimi. Insieme alla sorpresa di sentirmi semplicemente fiera per averli sentiti vivere.
Ci sono persone più competenti di me per parlare di questo libro. E molti l'hanno già fatto. Lascio a loro i commenti seri. Io mi limito a riportare due citazioni che mi sono rimaste impresse.
Prima di tutto questo passaggio, semplice e magnifico, che riassume tutta l'anima della storia:
"Eppure possiamo leggerci dentro al cuore l'uno con l'altro, seguirci in ogni strada o piazza e fra le mura delle nostre case di Quartiere. I nostri sogni sono stati così uguali che per formare diverse le nostre storie abbiamo dovuto dividerci le occasioni, come da fanciulli si prendeva ciascuno una qualità diversa di gelato per assaggiarle tutte.
Ma ora abbiamo i tacchi alti e le ginocchia coperte; e una finzione negli occhi se ci guardiamo. Ma basta che uno di noi volti un angolo di strada o salga una rampa di scale perché gli altri possano seguirlo in ogni gesto, come in uno specchio. Ce ne siamo dette le ragioni un giorno lontano, con pugni e abbracci, muco sotto il naso: non c'è nulla che possa sfuggirci nell'affetto che ci lega. Lasciate che la finzione ci squassi, o la vita, col cuore che si fa grosso e noi che lo comprimiamo. Un giorno saremo ancora tutti assieme, seppure coi corpi consumati da contatti estranei. Ma i nostri corpi sono abituati a dormire su un materasso di foglie, a soffrire di geloni, si sono nutriti di cavolo e lempredotto, come volete che ci faccia paura ritrovarci un po' diversi in viso? Credete che non ci riconosceremo?"E poi quest'altra frase, che suona così splendida anche se ammetto di non comprenderne appieno il senso:
"Ci può essere un modo di voler bene a una donna che è peggio di abbandonarla"
Però, adesso che è facile, ci rifletto su...
sabato 5 dicembre 2009
giorgio canali & rossofuoco - 04.12 il circolone
Il posto è piccolo, e anche Giorgio lo è. Più del previsto. Ma poi c'è tutto quello che a fa a restituirgli qualche centimetro e chilo in più ai miei occhi; insieme alla giusta dose di cattiveria, ovvio. Perché ok il rocker romantico, ma quando partono chitarrone e batteria sulla malinconica lezioni di poesia, si sente che è più giusto così, visto che alla fine, vaffanculo, io canto di te.
Io. E lui canta col giusto sfasamento, arrivando perfettamente prima o quell'attimo dopo che sorprende, fa riscoprire le canzoni e, cosa fondamentale, spiazza quelli da karaoke collettivo. Che se devo urlare parole su basi conosciute allora me ne restavo in camera mia. O nella mia piccola macchina bianca.
C'è tutto un giorno di tempi incastrati che pesa sulle gambe e lo sento. Ma sento anche Luca Martelli che pesta come se fosse alle spalle di un cantante metal, con un'energia e una convinzione che c'è da fermarsi e incantarsi. E vedere la delusione che scivola attraverso le sue braccia, alleggerendo il cuore e facendomi ritrovare il mio punto di equilibrio instabile.
Ancora funambola ed affascinata mi sveglio sul mio giorno in una Milano scintillante. Io arrivo con in testa l'ultima canzone del solito Manuel - sempre troppo vera anche quando duetta con una voce intoccabile - e lei mi accoglie con una strana installazione di lancette e quadranti, capace di strapparmi un sorriso e di adattarsi bene alla confusione leggera di oggi.
Così scopro che si può ridere con signore insospettabili e provare a dare un valore all'andare in bagno accompagnata dall'arte in esposizione.
Così mi godo tutti i baci che ricevo. Il rosso cioccolato che ripaga un ascolto forzato. Il "grazie"di uno studente belga che non conosce il mio debito verso la sua lingua - o almeno una delle due. L'"incredibile piacere" di chi non avresti mai scommesso di ritrovare, ma che qualcosa ha riportato sulla tua strada per un gioco di improbabili e irripetibili coincidenze.
Capisci perché oggi sono serena?
Perché guardo il mondo col filtro della magia dimenticata nel mondo delle favole. Perché tutto vale e sembra avere un senso che mi sfugge. Tutte queste piccole cose.
Perché mi sento esistere così.
E allora, come mi dice qualcuno, lunga vita.