domenica 23 febbraio 2014

uberto pasolini | still life

Abbiamo giochi innocenti per inventarci la felicità. Di una serata soltanto, ma questo non importa.
I rapporti umani sono così stupidi che io e te non ci rivedremo mai più, anche se sarebbe bello. Sono così stupidi che puoi frequentare una persona per un anno e poi chiederti con chi stava lei realmente in tutto questo tempo. Visto che non eri tu, ma solo un'immagine per lei che portava il tuo nome e cognome. Sono anche così stupidi che si uccidono da soli. Per il troppo male, per paure con gli occhi da mostro, per mutismi ostinati od aspettative del tutto personali.
Tutti gli uomini sognano qualcuno con cui stare bene in silenzio. Io in generale sogno qualcuno che mi riordini i pensieri, che mi concluda le frasi che non ho mai detto e che poi mi aspetti pure sotto casa per rimproverarmi di non aver parlato abbastanza. Con un abbraccio in grado di spiegare tutto.
Forse sotto sotto sogno te. O la tua immagine perfetta che mi porto addosso e che - perdiàna - ne avevo proprio bisogno. Perché io corro dietro ai fascini inventati. Mi innamoro dei personaggi incantevoli nelle loro manie. E penso sempre che basti un gesto per conquistare la gente. Uno solo sì, ma fatto bene.
Ma nel vero che ci circonda, questa via è squallidissima, le nostre storie d'amore completamente inventate ed il nostro essere vicini quasi inopportuno.
Perciò tienimi ancora un attimo lassù, per favore. Fallo con le tue braccia, le tue parole o con un fiore. Fallo con poco, che al resto ci penso io. Per il mio bisogno innato di credere nelle storie che nessuno mi ha raccontato mai.
Mi tengo qui.

mercoledì 19 febbraio 2014

have a nice life | the unnatural world

Posso raccontarti la paura di addormentarsi. Quella che i pensieri si incrostino in una presenza solida che preme sulle spalle e toglie ogni possibilità di fuga.
Posso dirti come è la trasparenza che ho dipinta su tutta la pelle. Tanto che potrei non esserci mai e tu neanche te ne renderesti conto.
Potrei descriverti la sensazione che ho di vederti. Che è come un primo appuntamento tanta è la voglia. Mentre ascolto la tua nuova musica tutta per me quasi fosse un modo di resistere comunque a tutto. Nonostante tutto.
Lisciare le corde vocali insieme ai capelli. Evitare di piangere davanti ai partner di progetto. Buttarmi tra le tue braccia appena possibile per dare un sollievo alle cellule che non passi per le orecchie.
In questo attimo.
Prima che tutto mi deluda. Prima di sentire il perché del tuo sorriso. E prima che a troppe persone piaccia la mia foto.
Prima di diventare famosi, insomma.
Che abbiamo questa sera. E viverla è tutto quello che ci resta.

venerdì 14 febbraio 2014

kwoon | tales and dreams

In quello che mi scrivi c'è qualcosa di me che mi torna indietro. Coincidenza, fantasticheria o intuizione reale. Sarebbe comunque interessante tra queste lettere virtuali in cui riponiamo tutta la nostra cura, pensando che la sincerità possa cambiare il mondo.
Sarebbe proprio bella sta cosa che un giorno arrivi e non cambiano più solo i dati anagrafici e la staffetta delle mie date importanti dove quasi nessuno appare mai.
Ma accade.
Che si possa fare come noi, che festeggiamo su una storia d'amore tristissima. E che nei pezzi di carta rettangolari riponiamo tutte le nostre speranze future.
C'è questo film in cui non succede quasi niente a parte che i due ragazzini protagonisti si scambiano l'ipod per un giorno. Poche ore. Essere nel palmo di una mano. Scoprirsi in questo modo.
Ecco: dovrebbe essere tutto così tenero.
Non farla diventare una prova di forza, ti prego.
Facciamolo diventare. E basta.

sabato 8 febbraio 2014

the zen circus | canzoni contro la natura

Credi davvero che il mio desiderio più grande non fosse quello di vederti felice? Io, che se fosse stato per me, ti sarei accanto sempre e invece sono qui a guardare la gente correre dietro i treni in orario. Contare le parole, valutare i turni di risposta e giocare a nascondino con questo sole bugiardo e beffardo.
C'hai mai fatto caso che nelle stazioni ci sono un sacco di persone che non sono arrivate e nemmeno partiranno?
Lavori vite attese passaggi, qualche caffè e troppi spintoni.
In generale un numero spropositato di esistenze che mi allontanano e mi confondono.
Per l'amore sconsiderato che ho per la solitudine ed i rapporti umani [quelli che servono e nelle dosi che servono] ho sempre sperato nei nostri dialoghi di nulla. Nella capacità di raddrizzare le giornate svuotando insieme le bottiglie di vino. Nel condividere un consiglio un abbraccio o anche solo un vaffanculo contro qualcosa nel mondo.
Ma nel punto di vista del mio egoismo non c'è quello che sei realmente tu. Quindi di cosa potrei accusarti scusa? di non essere come io mi aspetterei che tu fossi? Che roba idiota.
Vai bene così. Coi tuoi messaggi che appaiono all'improvviso e l'impossibilità di vederci in una vita reale che non sia quella dei concerti. Quando la musica è troppo alta e la gente intorno troppo rumorosa.
Va bene così. Con il tempo che passa ed il bene più sincero per noi.
Noi che di essere normali, no, non abbiam mai avuto premura.

sabato 1 febbraio 2014

il don giovanni - vivere è un abuso, mai un diritto | filippo timi | teatro sociale di como | 29.01.2014

Ho l'impressione di saper cambiare la giornata delle persone, a volte. Quelle che sono corpo, massa e vortice di idee incontrollabili. Troppo veloci per fissarle in un pensiero razionale ma abbastanza lente per dar loro la possibilità di una scelta diversa.
Ho sviluppato questa capacità di sorridere, di ascoltare, di azzerare i conti della mia solitudine e di fare proposte senza prestare attenzione alle conseguenze. Tra dei infetti ed esistenze contagiate. Uno spazio di leggerezza che è come l'eco del silenzio. Oppure un rumore sottile che arriva dal centro del cervello e diventa come un urlo sotto la superficie della mia risata.
Che non saresti venuto l'avevamo capito. Ben altra cosa è però la cortesia. O la sensazione che fa l'assenza della sensazione di te.
Cercheremo di non pensarci troppo in queste giornate che ci piangono addosso.
Perché siamo grandi: dobbiamo accettare in modo totale quello che significa, inevitabilmente, essere nient'altro che noi stessi.

"un dio così umano da fare tenerezza, che non cerca il bene, che non combatte il male e finalmente si arrende alla bellezza della vita"