lunedì 24 ottobre 2011

gabriele picco - cosa ti cade dagli occhi

Le lacrime sono universi in caduta libera sulle guance.
Sono suicidi non volontari di volti emozioni nomi ricordi oggetti situazioni. Mondi umidi incastrati in piccole bolle salate destinate a schiantarsi in basso. Od evaporare silenziose su dita, labbra e stoffe.
Che a vederla così mi prendo il mio momento da dio iperattivo. In attesa di lettere senza indirizzo per capire se esisto davvero. Venerato, pregato ed interpellato ma comunque incapace di usare il suo effimero potere per annegare pesci fintamente dorati, capaci di mille stratagemmi pur di continuare a risalire la corrente.
Penso che dovrei fregarmene. Canticchiare canzoni nella testa e spostare i pensieri come rami di alberi per farmi spazio. Smettere di appendermi alle cose aggiungendo peso al peso. E aprire le braccia.
Poi guardarti.
In mezzo a quella che è tutta la mia vita.
E spesso non me ne sono neanche resa conto.

lunedì 3 ottobre 2011

ghost ghost - no clothes on ragged island

Soprano e tenore di sottofondo. E sopra questo cd che sembra impossibile da acquistare. Ma molto facile da scaricare. Paradossi di un mondo impalpabile a cui non riesco ad arrendermi. Incastri di una vita soffusa che invece urla più attenzioni del possibile.
Che è un po' l'apparenza del non lasciare ascoltare per farsi sentire molto più forte. E avanzare. Passo dopo passo. Distratta attentissima e veloce nelle mie scarpe senza tacco. Tra ragazze dai vestiti freschi e splendenti. Oltre ragazze che amano fotografarsi e spargere le loro immagini nel vento. Protagoniste inconsapevoli di esistenze a cui non apparterranno mai ma di cui sanno come modificarne i destini.
Con il tempo ho imparato a pensare. E ad odiare.
Classificando i silenzi.
Quelli traboccanti di ricchezza, per tutto quello che le parole non riusciranno mai ad esprimere. Altri sinonimo di solitudine, mascherati da frasi veloci, spinte avanti da eccessiva euforia mentre i tuoi occhi cercano i fantasmi che girano attorno. Infine i silenzi pesanti delle parole che non si riescono a dire. Quando tendo l'orecchio ed ogni non suono sono difese che tornano.
Che sarà anche poesia e io non capirò un cazzo. Ma se qualcuno ti dona il prezioso segreto della sua musica per raccontarti. Questo è ben diverso dal cucirsi addosso note e parole nate con altri scopi. Con altri destinatari. Con altre intenzioni e destinazioni.
Perché è sempre un rischio mostrarsi nudi, hai ragione. Ma può anche essere una liberazione. Della mia ignoranza. Della mia opinione. Della mia sensazione. Dei miei evidenti difetti.
Che non è vero che non capisco. Al massimo capisco a modo mio.
Che è come sento io.
Che non è vero che non me ne accorgo. Osservo sempre tutto con la massima attenzione, se ne vale la pena. E deglutisco.
Perché possiamo sempre dare il meglio. Ma il meglio di noi. Non di qualcun altro.
E seguirci nel vento nella tempesta nel terremoto.
Dei nostri respiri delle nostre parole dei nostri battiti.
Ma ho una domanda ed inseguo una risposta.
Mi dici dove mi hai lasciata in quel momento?