mercoledì 26 dicembre 2012

mogwai | les revenants ep

Nelle foto di te che mi hanno mandato, stai dormendo.
La tua semplicità di chiudere il mondo là fuori. Di esaltarti per un giocattolo. Di ballare su una musica scema. Di addolcire lo sguardo per un solo gesto.
Tutto.
Ho lasciato che avvenisse. Senza opporre resistenza - come mi hai sempre detto. Perché per sopravvivere basta solo fare cose diverse negli stessi giorni. Forse non pensarci troppo su.
E continuare un poco così.
Senza sonno.
Come le cose che tornano dal passato ed avvolgono di nero le mie notti. Come le musiche che sono un'atmosfera e le lingue in cui si attorcigliano i ricordi. Riconsegnati in eleganti carte di festa - mi raccomando - che così vuole l'occasione.
Lì dove stavi seduto tu è rimasto il tuo calore evanescente. Che vorrei sapere cosa ti è scattato quando mi hai guardato negli occhi e hai deciso che lo potevi fare. Di non andartene, dico.
Io e te non combineremo mai nulla ma gennaio sta arrivando e siamo ancora tutti salvi.
Non serve a niente sommergerci.
Ci verranno a cercare.

mercoledì 12 dicembre 2012

christian larson | film #14 | sigur ros - the valtari mistery film experiment

Ora, forse mi sbaglio io, ma credo che non funzioni proprio così.
Che non si possa vivere tutto questo per poi ripiombarsi addosso come se niente fosse. Senza preavviso, senza reti di sostegno, senza senso in una giornata di inverno.
Penso che non sia giusto. Ecco.
Penso solo questo: che non sia giusto.
Perché quando si è in fuga si può portare con sé solo qualcosa che non ha peso. La musica, per esempio. O la propria solitudine.
Che poi forse sono la stessa cosa fino a quando non ne incontri un'altra con cui incastrarti. Con cui sincronizzarti danzando sulle tue stesse note. Con cui rompere il silenzio di questo tempo.
Siamo andati nel posto dove le tende si riempiono di lucine natalizie. Dove la gente ha la testa grossa e le fiabe sono calamite da attaccare alla propria vita. Sperando che poi restino su, tra l'altro.
Siamo andati fino a lì, dicevo. Ma per vederlo bastava restare qui. Spegnere la luce e guardarsi dentro.
Un giorno non troppo lontano. Qualche tempo fa.
E torni così.

domenica 9 dicembre 2012

tomas saraceno | on space time foam | hangar bicocca

Ho visto i fiori sbocciare sugli specchi. Ed ho visto le stelline impazzire frenetiche sopra la mia testa.
Ho visto le guide alpine emozionarsi per una struttura galleggiante. Ed ho visto nei loro occhi l'immagine delle montagne bianche che hanno comunque sempre dentro. Come un secondo sguardo che ti passa oltre e illumina il viso.
Quella roba pulita precipitata dal cielo ci ha purificato dai pensieri dei grandi. E ora facciamo cose senza vergogna, ridendo con gli sconosciuti come ci hanno insegnato a non fare più. E ora ci arrampichiamo sulle bolle di sapone, ridendo con noi stessi come avevamo imparato a non fare più.
Così ho comprato una penna a sfera per scrivere a fondo su un foglio i miei pensieri. Per vedere le parole immergersi nel solco.
E dall'altra parte sentire l'amore con le dita.
Toccare la vita in rilievo.
Non ce lo aspettavamo, ma anche questa volta è finita come la luce che porti dentro il tuo nome. Perché basta rinchiuderci in una scatola quadrata per capire come siamo tutti collegati. Il problema è solo avere la voglia di entrarci nello stesso momento, uscendo da noi.
La lezione di questi giorni è che non basta esserci: dobbiamo iniziare a sperimentare il mondo solo nelle sensazioni dell'altro.
Per vivere l'innocenza di ogni singolo istante.
Ed avere gli occhi che brillano.
Per le nostre montagne fluttuanti.