lunedì 14 gennaio 2013

julie de waroquier | rêvalités

Dimenticata e dimenticante.
O almeno ci si prova.
In questa salita tra nebbia e sogno che è l'abbraccio nostalgico di autunno ed inverno. Dove ho l'impressione di essere sola ma c'è sempre la tua voce a distanza di sicurezza pronta a cantarmi l'assenza. E nel vuoto mi rassicura.
Cammino attraverso il silenzio senza fretta, fino a che sorridere mi fa male ai polmoni. Perché poteva finire molto diversamente di così, e lo sai. Invece ho come l'impressione che tutti mi lascino fare mentre mi coloro di nero gli occhi per dare un peso reale alla malinconia incastrata nelle mie ciglia. Che tutti mi lascino fare, come se non fosse neanche importante. Come se non fosse stato quantomeno interessante.
Qui intorno c'è gente che ce la mette tutta. E forse a loro la cosa funziona perché guardano orologi al contrario e non hanno bancarelle per nascondersi o specchi in cui riflettersi forte fino a far scomparire i pensieri.
Loro vanno veloci.
Resto io e questo dolore che ancora non l'ho capito del tutto e mi rimbalza dentro fino a creparmi la schiena.
Se ti fa comodo puoi credere che il destino sia già scritto e non si poteva farci niente per cambiarlo. Solo dare da mangiare ai lupi.
Ascoltami.
Io attendo l'imprevedibile.

Arrête avec tes doutes. Ils m'empêchent d'avancer, et finiraient pour me faire tomber. Il suffit de croire. L'esprit d'abord, l'esprit devant, mes pas suivront.