Poi ho pensato che probabilmente ho rivestito la musica di troppa importanza. Che sarebbe in grado di condividere le mie emozioni, per esempio. O di trascinarmene fuori con ritmi completamente diversi da quelli della mia testa o del mio cuore.
Ma se morissi ora, lei continuerebbe ed uscire dalle mie cuffie. Senza essere minimamente infastidita dal mio nuovo stato di non presenza.
E ho pensato come è strano. Che non basta chiudere gli occhi per smettere di piangere. E come ho perso la capacità che avevo da bambina di farlo fino ad addormentarmi. Poi chissà se le lacrime si fermavano davvero o continuavano a scorrermi sulle guance senza che io lo sapessi. Ma forse l'importante era solo quello - non saperlo.
Per le dosi massicce di musica leggera sempre a portata di tasca. Confetti da lasciar sciogliere sulla lingua fino ad assimilare il divertimento di ragazzi troppo giovani sopra un palco troppo grande.
E sentire l'attesa scorrere nelle vene.
Che di lenti baci e splendide carezza abbiamo impregnato le nostre ultime ore.
Di parole importanti e futuri senza fine.
E allora perché non mi basta?
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