mercoledì 27 maggio 2015

levante | abbi cura di te

Se ci fate caso, nei libri succede quasi sempre che le persone sfoderino i loro lati migliori proprio nelle situazioni più difficili. Bene: siccome nella mia vita non si è avverato mai niente di quanto abbia letto su quei libri. Mi spiace, ma non ci credo più.
Credo invece che il dolore - così come la paura - abbia un limite naturale, dopodiché si trasforma in indifferenza. Credo che la maggior parte delle persone faccia di tutto per scappare da sé e dal due, per trovare alibi, per fabbricarsi colpevoli. Altro che lato migliore!
Poi credo invece che quando ci sono stata io, era come morire ogni volta. Morivo ogni volta. Ogni volta per tutte. E poi - non so neanche come - trovavo il modo di far nascere nuovamente il mio mondo. Di trasformare le cicatrici in poesia. Come una sorta di magia, forse. O forse era solo una qualche forma di amore. Verso di me, prima di tutto. E contro la tua risata.
Una volta squarciato il velo della realtà, anche se ti accecano, saprai sempre com'è il mondo. E il mio mondo è questo qua. Senza principi azzurri e senza supereroi. Senza personaggi delle fiabe e buone intenzioni da portare a termine a costo della vita.
Mi sono tolta tutte le immagini dagli occhi.
Me le porto via. Non voglio più averne cura.
Caro amore ciao...
Per sempre.

prendi tutto quello che ho 
anche se è poco, vale niente e lascia il mondo indifferente 
chissà se poi un giorno lo userai.
prendi tutto quello che ho - cemento e seta
e sarò pietra e sarò lieta e sarò grata nell'avere quello che non mi dai
puoi starmi a sentire? avrei poche cose da dire...
non sei stato mio e mai mio sarai tra questa gente
tutto il bello, tutto il buono porto via e nel mentre
caro amore ciao... per sempre.

domenica 24 maggio 2015

paolo sorrentino | youth - la giovinezza

I
Il rumore che fanno i corpi quando si scontrano. È un tonfo sordo - questione di un attimo. È il suono di ossa che incontrano altre ossa. È trovare qualcuno che non ti aspettavi - che non avevi previsto - sul tuo cammino. È, comunque, un incontro di esistenze.
Hai mai alzato le braccia e poi mosso le mani nell'aria per provare a dirigere la natura?
Hai mai ascoltato un suono capace di farti piangere così, senza altro motivo che non fosse quello di causa - effetto?
Se non ti è mai successo, allora scusa ma non puoi proprio capire. Quando ti dico che il silenzio non basta - perché toccandosi si capiscono molte più cose, ma la gente preferisce parlare. Oppure quando provo a spiegarti come, in ogni mio dialogo, faccia un disperato appello alla perfezione potenziale che sta dentro ad ogni uomo. Perché è quella la cosa che ci accomuna e dovrebbe darci una base per provare a comprenderci.
Ma io appartengo alle mie passioni. Ed alle fantasie create dalle fate che sono tutte le cose belle che mi trovo intorno. Io vivo in uno stato di troppa realtà ed ora lo capisco. Per cui perdonami per tutte le volte che ho preteso di portarti di qua. Per la mia supponenza contro la tua richiesta di essere quello che vuoi.
Penso che accettare la diversità - la tua diversa esistenza - renda tutto molto più semplice.
Ecco, forse ci manca solo questo.
Essere. Semplici.

tu hai detto che le emozioni sono sopravvalutate.
è una vera stronzata: le emozioni sono tutto quello che abbiamo.

giovedì 14 maggio 2015

public service broadcasting | salumeria della musica milano | 12.05.2015

Produzioni sonore bastanti. Per questo giorno. Per questa corsa tranquilla verso la mezzanotte che mette fine all'oggi. Per un altro anno che passa e prima o poi si festeggia a filmati d'archivio e voci campionate. Oppure a messaggini inutili e profondi silenzi.
Tu non sai i concerti a Milano Sud. Questi mondi rumorosi come le domeniche in casa a trent'anni compiuti o tutti i chilometri che ho fatto con la mia piccola auto bianca. Tu non sai che sono qui a scrivere questo messaggio. Che è un po' come un biglietto a un amico - una lettera d'amore. Che è un po' come dirti "fanne quello che vuoi".
Di tutte le mattine strane, dei cambiamenti e della paura più grande. Delle cose che mi colpiscono e non c'è bisogno di renderle migliori. Delle assicurazioni contro gli infortuni ed i cambi di idea - quelle che io non faccio mai, per capirci. E del fatto che tu sei sempre il più bello, anche se io ogni tanto me lo dimentico.
Mi terrò il sorriso. Il tuo sguardo. Il mio stato di guerra contro ogni attimo presente e il tuo essere sempre un passo più in là di quello che accade. Mi terrò tutto questo. Il coraggio e il furore. Il mio essere sempre in giro e il tuo bicchiere di vino migliore.
Ti ho incontrato correndo e ti respiro contro.
Questo è tutto quello che posso darti. Tutto quello che posso dirti.
Imparami.

mercoledì 6 maggio 2015

dimartino | un paese ci vuole

Non esistono addii perfetti tra me e te. Non esiste neppure una possibilità che non sia quella di affidarti a dove vuoi stare.
- che sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto sarebbe quantomeno utile.
Non ci sono spiagge in grado di risolvere i problemi e neppure date di scadenza al dolore - anche se le cerchiamo tra le confezioni luccicanti nelle nostre spese solitarie.
Non esistono mode e non c'è nessuno che si tuffi con te nel mare a sistemare le cose. Ci siete solo tu e questo attimo: pensaci. E vedi un po' come volete gestirvi la cosa.
I nostri ritorni sono pieni di un silenzio che fa rumore. Che ti uccide e ti sfracella in quattro righe. Lo vedi? Ho una vita friabile come i palazzi sotto le bombe della nato. Come quattro giorni in una città così brutta da fare male. E io sono troppo per continuare a perdere così e aspettare qualcosa da te. Per continuare a perdermi.
Quindi se i pesci ti mangiano e sotto c'è un altro te che non vuoi vedere, sono qui. Ma non posso fare niente. Perché devo tornare.
Tornare da me. Tornare dal nero. Tornare dal sale.
E poi tornare dove c'è qualcuno che mi sa davvero aspettare.
Malgrado Belgrado. Ancora noi due.
E hai ragione tu. Non è poco.

semplicemente arriva qualcosa che prima non c'era
come una guerra torna la primavera