martedì 30 settembre 2014

singtank | ceremonies

Non importa se non ci sei più. No davvero.
Non importa se mi hai mentito, se un po' ci ho creduto e se alla fine non scherzavi mica e non ti ho rivisto mai più.
Non importa. Puoi sentirmi mentre te lo dico?
Perché è così.
Non importa se ho talmente voglia di Francia da ballare nel traffico del mattino. E tu non puoi vedermi non puoi toccarmi non puoi nemmeno pensarmi.
Non importa se realizzo che non aggiungi proprio nulla alla mia vita e credo che questa sia la cosa più triste di tutte. Che io non lo vorrei mai, al contrario, di non fare nemmeno un po' la differenza.
Non importa, ti ripeto. Almeno a me, a te forse non è mai importato. Oggi ho altre cose da fare e amici che ancora mi spediscono le cartoline. Capisci cosa intendo?
No che non capisci perché tu non hai neanche idea di cosa sia la mia vita. Primo: non me l'hai mai chiesto. Secondo: non hai mai voluto farne parte.
E allora di cosa stiamo parlando?
Ti lascio a te. Io torno a me.
Tutto il resto non importa.

lunedì 22 settembre 2014

theatre royal | we don't know where we are

Succede che a vivere le giornate in questo modo poi ti sbocciano i fiori tra le mani. Succede, anche se fai di tutto affinché non sia così. Anche se non ci credi mai - figurati se puoi credere a questo. E ti scosti dalle parole che non sono mai per te ma poi attorno non c'è nessun altro. E ti arrivano le notizie come spari a mezzanotte ma tu non hai ancora cenato, hai dei cubi grandi e bianchi in macchina e non sai con quali forze stai facendo tutto questo. Ma lo fai.
Ti hanno indicato dove stava prima di andarsene e forse non era dove ti aspettavi perché ti stava già salutando. Mentre tu non lo sai ma io piangevo per il tuo coraggio. Per questo nulla così pieno che ha diviso un prima e un dopo in cui ci sei sempre tu. E la mia fortuna di poterti stare accanto.
Volevo dirti di più ma a vivere le giornate in questo modo poi è come una valanga. Delle parole tremende che ci hanno dato per le nostre biografie. Delle falsità che rovinano sempre tutto - e, vuoi saperlo? te le potevi risparmiare. Dei sogni grandissimi che io te lo scrivo un'altra volta qual è il mio così magari domani piangiamo ancora di gioia.
La nostra acqua.
Trafitti da un raggio di sole.
Vedrai che fiori.

giovedì 18 settembre 2014

le luci della centrale elettrica | carroponte milano | 16.09.2014

C'eravamo abbastanza amati. Poi mi hai scaraventato oltre la ringhiera del balcone. Sette piani e pochi secondi: tanto è durato il mio unico tentativo di volo. Neanche il tempo di goderselo e poi bum.
Lo schianto.
Però ho fatto in tempo a vedere che ti affacciavi, sai? A cogliere anche l'attimo in cui hai pensato che forse potevi seguirmi - chissà se per paura o per amore. Che potevi buttarti pure tu. Anche se non c'ero più io qua sotto a prenderti.
Ma poi ho dovuto chiudere gli occhi e allora non so se lo hai fatto succedere oppure no. Perché quando il tuo corpo avrebbe dovuto precipitare di fianco al mio, io non ero più lì per vedere a quanta distanza da me saresti arrivato.
Conoscendoti, però, avrai preferito il tappeto bianco che ho srotolato ai tuoi piedi per agevolarti l'uscita dalla mia vita. Avrai sceso le scale di corsa per tornare in fretta a quello che eri. E non credo neppure che tu ti sia girato a guardarmi - lì, al suolo - passandomi vicino.
Sono ancora a terra. Io e tutte le cose che mi scivolano dalle mani, frantumandosi. Lo sono per i miei dialoghi aperti con la forza di gravità. E per quello che da qui dovrei capire. Forse.
Al mio vestito rosso. Ai diversivi. Ai dischi tristi ed alla felicità.
Io che neanche ti volevo mio.
Addio fottiti.
Ma aspettami.

martedì 9 settembre 2014

nicolò carnesi | carroponte milano | 07.09.2014

Ho collezionato le tue scuse come perle preziose. Da seminare con attenzione nel mese di settembre, così che poi ci cresceranno sopra i castelli di carta che mi offri in dono. Costruzioni fragili destinate ad incendiarsi a questo primo sole. Se solo io aprissi gli occhi e la smettessi di credere a tutto. Veramente a tutto.
Soprattutto a te.
Che poi, dai, non ce ne era neanche bisogno. No davvero. Bastava fare una scelta e trovare una risposta a questa giornata. Indossare la solitudine, salire in macchina e tornare a farsi bene di musica.
Proprio come ho fatto io.
Che sono ancora qui e funziona che i mostri mi mangeranno, vero? Perché nessuno può difendermi e io non posso fare a meno di sorridere anche se poi mi perdo in un mattino del giorno dopo.
Il giorno dopo l'ultima volta con te.
E il giorno forse è questo.

ma sì prendiamoci in giro ancora un altro po'
ma sì c'è un fiore che sboccia 
in mezzo alla tempesta in mezzo alle tue braccia 
non mi ricordo più
se si parla di noi o soltanto di idee
se ne esistono più, aiutami tu
ad uccidere i fantasmi che ci portiamo in tasca

lunedì 8 settembre 2014

afterhours | carroponte milano | 06.09.2014

Sono loro. Sono neri. Sono schierati.
Sono ricordo e presente che tirano da dentro l'ombelico in una danza umida. Sono bellissimi, incastrati in movimenti perfetti. E io ho solo questi occhi e queste orecchie e non sono abbastanza. Allora ci aggiungo tutta la pelle che posso metterci e forse quasi ci siamo. Completamente in loro e lontano da te. Presenza totale.
È la potenza del respiro. Aria che entra. Altra che esce. Anche senza te che sei già fuori dalla mia vita e sono solo io a fingere di non saperlo.
È la voglia di cantare che sempre mi prende ed è una spinta reciproca. Da una parte il palco, dall'altra la platea. E nel mezzo questo concerto tenuto su da una forza uguale e contraria.
Ecco perché rimango sospesa e così non cado.
Così non ti cado addosso.
Ma precipito in me.

che la tua vita forse sia più grande della mia
che la tua vita forse è più importante di me
so che mi puoi radiografare col tuo sguardo nucleare
e puoi vedere puoi vedere se c'è
un tuo problema o trovi me
se vuoi cambiare regole posso cambiarle sopra te
voglio proprio capire i tuoi livelli d'amore
ma non rivoglio più te

mercoledì 3 settembre 2014

the rural alberta advantage | mended with gold

Oggi vado a correre.
Ci vado perché c'è questo disco su cui festeggiare. Come quando eravamo insieme e chissà a quale concerto stavamo andando. Come ora, che dalle nostre pance piene di musica spuntano in qualche modo delle vite nuove. Ed è terribilmente fantastico.
Ci vado perché se vado a quest'ora poi in giro c'è così poca gente che posso anche chiudere gli occhi ed immaginare di non cadere mai. Oggi che la mia mente vuole sbattermi a terra e lo sa che leggo libri pericolosi ma, sinceramente, contavo in un minimo di sostegno - almeno da te.
Ci vado perché nel posto in cui vado io c'è un punto in cui posso pensare a quanto è bello e a come tutto esista anche senza di me. Anche senza che ci sia io lì a guardare. Correndo.
Ci vado perché mi hanno dato un palloncino difettoso, che preferiva al cielo la mia mano. Ci vado perché se no sto qui ad aspettare un suono e ci vado anche perché lì vincono le mie gambe e si perde il mio respiro.
Che poi uno può anche star qui a trovarci mille motivi, ma alla fine resta il gesto. Solo quello.
Allora mi alleno per la prossima destinazione passeggera.
Vado a correre.
Oggi.