domenica 29 dicembre 2013

rodriguez | searching for a sugar man

Ho questa tendenza a lasciar passare il tempo. Ed a pretendere che anche gli altri si perdano via tra insicurezze e possibilità da preservare non facendole avverare mai.
Ho questa fede spesso ingenua nel potere terapeutico di un pezzo. Nelle cose che dovrebbero avvenire senza difficoltà. E nella possibilità di alterare per sempre i nostri rapporti, quando mi abbracci perché mi trovi per caso vicino a te.
Ma nelle illusioni che ho in testa non sono io che ti parlo - io non l'ho fatto mai - quindi non sei neanche tu e non siamo neanche noi come siamo davvero. Poi nella realtà delle cose tutto è troppo sfuggente e l'estetica del viaggio ha riempito il mondo di valigie da lasciarci in custodia neanche facessimo parte dell'arredamento urbano di questa stazione.
Hanno tolto i pannelli e un po' ho sorriso. Hanno provato a toglierci la nostra ora d'aria ma noi l'abbiamo trasformata in una giornata di bora. Hanno fatto in modo che stessimo sempre lontani e va bene così, forse non avremmo dovuto incontrarci mai. Nonostante io ti abbia cercato.
Ora fai quello che vuoi. Divertiti. Scappa. E forse un giorno capirai.
Che anche se fai finta di niente. Che anche se non te ne accorgi.
Non si possono sottovalutare le conseguenze dell'amore.

giovedì 12 dicembre 2013

lorde | pure heroine

Avrei dovuto capire tutto quando mi hai mandato quel messaggio per sbaglio. Reagire diversamente, arrabbiarmi davvero invece di limitarmi come sempre a mostrare il mio dolore, piangendo. Un po' come quando quel mattino sono arrivata, tu mi hai fatto la solita domanda e io non ho potuto fare a meno di far colare tutto il mio animo dagli occhi. Rovesciando insieme alle lacrime salate anche il rapporto che c'era tra me e te.
Adesso tutte le mattine mi sveglio da me stessa, e insieme alle mutande pulite infilo maglie di incertezza e pantaloni di inquietudine che mi fanno correre - correre - con l'unico risultato di non muovermi mai.
Non ho più voglia di giocare con le risposte. Non spetta più a me.
Siamo sempre sull'orlo. E questa è la volta buona che una delle due cose deve per forza succedere. O saltiamo avanti e diventiamo giganti. Oppure precipitiamo per sempre.

martedì 3 dicembre 2013

le voci di dentro | regia di toni servillo | cinema teatro di chiasso | 01.12.2013

 La sua presenza è ancora una lieve pressione sulla pelle della mano. Averlo davanti come se fosse normalità. Sorridergli. Sorridersi.
E portare questa luce tra le labbra contro i risvegli gelidi, gli eventi falliti e le assunzioni di responsabilità delle proprie parole.
C'è qualche centimetro di aria sotto le suole delle scarpe. Lì dove si è appiccicato il pensiero di me su di me che oggi respira - respira - perché qui è tutto business class. Non facciamo in tempo a chiedere. Gli specchi sono acquari profondissimi da cui ci guardano versioni di noi capaci di tutto. E ci scagliamo addosso le emozioni per riaverle indietro ancora più forti. Sopraffatti dal fascino che fa toccare un mito.
Roma potrebbe bruciare là fuori e saremmo comunque tutti salvi.
Senza fatica, daremmo vita a giorni fantastici sulle ceneri del buio. Ed il senso di tutto questo sarebbe solo una grande bellezza.
Quello che ci serve è stare insieme per un giorno e rischiare di essere felici.
Prima che crolli il mondo.
Non si può neanche fare un sogno?

mercoledì 27 novembre 2013

tripwires | spacehopper

Non pronunciate il suo nome per esteso. Non ancora, vi prego. Non sono in grado di sostenerlo.
Ho imparato ad infilarmi nelle porte troppo strette - non ci rimango più incastrata. Ho imparato ad arrivare in alto senza fiatone - anche se tu riusciresti pure a correre. Ho sorriso e partecipato a cene troppo sontuose. Fatto aperitivi nei posti più squallidi e riempito il silenzio con racconti che non volevo fare.
Ma anche questo no, per favore.
Perché tu avrai sicuramente il tuo motivo e non devi mica spiegarmelo. Mentre io ho il mio e forse indossa solo egoismo di prima scelta, a ben guardare. O assenza formato famiglia.
Però lo sai che ho questa tendenza a toccare le cose. Parole oggetti o gesti che siano. Aggrapparmici come chi cerca tentoni qualcosa per orientarsi nel buio. O nella nebbia nera che è lente a contatto negli occhi.
Ho bisogno che tu possa sorprendermi - e non lo fai. Ho bisogno di non fare più fatica mentre anche questa caduta è stata controllata, programmata a distanza, calcolata. Per il beneficio di chi. E per l'ignoranza di chi altro.
Sono troppo pallida per stare con te. O forse troppo pavida.
E qui comunque fa troppo freddo per capire dove finisce il nostro corpo.

venerdì 22 novembre 2013

calibro 35 | il circolo mariano comense | 21.11.2013

La musica è forte, è bianca. E a volte è trasparente.
Sveglia pensieri, ricordi e sensazioni che non riusciamo a gestire.
Alcuni chiudono le tende scure per non perdere la testa.
Mentre ad altri spuntano le ali.
La notte non ha responsabilità. Viviamo avventure in mondi inesistenti. Cresciamo di qualche centimetro stando completamente fermi. E baciamo labbra che non dovremmo toccare mai.
Perché è quando il sole scende che i topi aggrediscono i gatti. Che ci curiamo fuori dalle farmacie abbracciandoci nel buio. Ed alziamo la musica per ballare forte senza sentire il battito del cuore.
Le cose a volte cospirano affinché tu sia esattamente lì. Al di là dei gusti degli imbarazzi e di quello che è giusto fare e che se ci pensi troppo trovi sempre un motivo per non fare. Le cose mi hanno fatto scivolare senza fatica fino a te. Per appoggiare il mio corpo al tuo in un gesto bellissimo. Per tornare a parlarci - finalmente - che senza i riflettori ci viene meglio.
Attendo che tutto questo possa farmi vedere il mio mondo.
Nel frattempo stai attento.
Perché giorno dopo giorno.
Arriva la notte.

martedì 12 novembre 2013

appino | arci bellezza milano | 08.11.2013

Mi sono chiesta se le feste dei morti servono anche a celebrare i delitti per vivere. Se le parole corte aiutano i discorsi e se le chitarre acustiche possono fare quel suono lì. Sempre rock.
Mi sono messa addosso un cappuccio rosso per attirare i lupi cattivi. E ti ho aspettato per tutto questo tempo, vagando nel bosco e raccogliendo barattoli di silenzi e di risate da lasciare nelle case degli altri.
Ho fatto finta che i giorni non stessero mica passando. E che l'intrinseca debolezza drammaturgica dei miei dialoghi solitari non diventasse polvere alla luce del sole. Alla luce di te.
Ora che potresti tornare, giuro che ti scrivo, ti tocco e ti faccio danzare. Con il nostro stare insieme che produce un rumore costante che è come vento quando si è in bilico sul mondo. Per questo ci rimproverano ai concerti anche se non parliamo. Per questo dormiamo a lungo nella culla di questo morbido brusio. Tanto il mondo cambia colore anche senza di noi. E allora forse è solo una questione di muscoli: se ti alleni, ti tengono su. Tutto molto semplice.
E se sei su, puoi lasciare andare.
E se lasci andare, puoi andare ancora avanti.

domenica 27 ottobre 2013

arcade fire | reflektor

Io e te avevamo un punto di partenza. Ed ogni mattina appoggiavamo schiena contro schiena ed iniziavamo a camminare in linea retta, verso direzioni opposte e speculari. Poi ci fermavamo all'esatta distanza - all'estensione massima dell'elastico che ci univa. E lì ci restavamo per un po'.
Alla sera, quindi, ci voltavamo e ci tornavamo incontro. Ogni passo alleggerito dalla trazione naturale del filo che chiedeva riposo. Ogni passo sempre più vicini.
Hai mai sentito il rumore che fanno le foglie nei boschi, quando precipitano sopra altre foglie morte? È uno scrocchiare triste ed improvviso, che mi ha ricordato il suono sordo del mio cuore, tutte le volte che si è schiantato contro il tuo.
I sogni sono una roba molto strana. Allontanano corpi estremamente vicini e ti fanno ritrovare addosso - così vivo da essere vero - un corpo estremamente lontano.
L'elastico reciso che mi penzola tra le gambe è una coda che si impiglia troppo spesso nel mondo. Ma poi ho la musica che ascolto: spodesta l'ossigeno dagli omini rossi e mi circola veloce nel sangue, muovendo ogni singolo pezzo di me.
Questa mattina mi hai regalato loro ed è ancora primavera.
Nel cielo che guardi tu.
Grazie per questi fiori.

mercoledì 23 ottobre 2013

death cab for cutie | transatlanticism demos

Mi sono lasciata spuntare le ali sulla schiena. Ed ho intrappolato sotto la pelle un fenicottero che sa fare dei monti il suo stagno.
Quello era un posto lontano da tutto. E li ci siamo stati per 24 ore. Precise precise.
In ascolto.
Lasciando salire.
Salendo.
Con i nostri occhi troppo piccoli per contenere l'immensità dei dettagli. E le ciglia che non sanno più stare nella luce - non riescono più a sostenerla. Perché rannicchiarsi nel nero dell'ombra sarà anche molto bohémien, ma è sempre la soluzione più facile. Questo non hai mai voluto ammetterlo a nessuno neanche quando nessuno eravamo io e te.
Un po' come tirare fuori vecchie versioni di nuove canzoni. Oppure un po' come il fatto che alla fine sei sparito anche tu. Seguendo le orme nella neve che tutti fanno una volta entrati nella mia vita. Senza preavviso. Senza spiegazioni utili. Senza una scaglia di zucchero per provare a togliere l'amarezza in fondo alla pancia.
Ho questa assurda necessità vitale di respirare attraverso il tuo sorriso. Galleggiare nelle ore. Sentire l'urlo del vuoto.
Oggi non hai alibi.
Ho di te solo quello che mi dai.

martedì 8 ottobre 2013

trickster p | B

Ho sognato di essere in una stanza.
E poi in quella stanza mi sono inchinata. Mi sono accartocciata. Finché alla fine non era neanche più teatro.
Ho sentito l'acqua salire, togliermi il respiro e colare dagli occhi in gocce nere e dense. Ho avuto i pensieri intrisi di paure, di sussurri vicini come ombre. E tra le dita la terra - ogni volta sempre più terra.
Questa voce, incastrata nel corpo di una bambina per sempre. Queste mani, che ancora e ancora vogliono toccare esplorare penetrare e lasciarsi assorbire. E saranno le ultime a non arrendersi. A cercare l'aria ed il cielo salendo salendo fino all'arrivo della fine.
C'è chi si è addirittura inventato un principe che l'avrebbe salvata con un bacio. Mentre lei è ancora lì. Che labbra su labbra sono sempre e solo l'inizio della maledizione. Della mia.
Ho iniziato la conta dei giorni prima del tempo. Tanto non lo so dire dove sono quando sono persa nei miei pensieri dietro di te.
[uno_due_tre_quattro_cinque_sei_sette]
Ma quando si è morti, poi si è morti per davvero?

lunedì 7 ottobre 2013

enrico remmert | strade bianche

Tutte le tue cose appoggiate per terra facevano disegni strani sul muro. Tutte le tue cose in valigia. Le date che coincidono. Le partenze e poi qualcuno che a volte ritorna.
Le case in cui non ho più saputo entrare. Le non risposte ai messaggi e poi i silenzi, che sono sempre degli spazi in cui si perdono le parole che non si possono dire.
La burocrazia degli uffici pubblici. Il tempo che hai calcolato per cambiarti la vita. Ed infine le economie di scala del mio amore cucite insieme per combattere le coincidenze e le distanze.
Ti auguro di correre. Di dormire dove fa più caldo. Di perdere il sole e di pescare respiri. Di intrappolare le storie nelle ciglia. E di accoccolarti nella tua solitudine. Poi ti auguro di pensare pensieri bianchissimi, da non riuscire neanche ad esprimerli. Di stupirti delle montagne, delle stelle e delle tempeste. Ma soprattutto - sempre e in qualsiasi momento - ti auguro di meravigliarti di te.

lunedì 30 settembre 2013

sigur ros | valtari

Le immagini di me incastrate nei finestrini dei treni. Hanno occhi grandi e stanchi. E pensieri incondivisibili che ci sbattono contro.
Perché non posso dirti che questa musica è colonna sonora del mondo. Per farlo, avrei bisogno di qualcuno che stia con me dentro il senso di tutto questo.
Perché non posso portarti indietro mentre settembre è tornato e ci ha tolto la spensieratezza di londra. I vagoni si svuotano a torino e le sorprese che vorremmo alla fine ci svuotano solo la pancia ed il portafoglio.
Chissà cosa succede alla forza di gravità che si schiantano i governi e le storie d'amore. Mentre ci volano via i capelli ed i messaggi che dovremmo ricevere nei cellulari spenti.
Siamo finiti in una famiglia che non era la nostra. Ubriachi di insonnia. Travolti dai nemici che assaltano i castelli. Per sempre affascinati dal suono che fa il nostro nome quando stiamo qui.
Ti abbraccio forte perché ci stiamo espandendo in troppe direzioni. Senza saper bene come riempire questi nostri contorni ingranditi.
E forse così riusciamo a tenerci in noi.
Per poi tenerci il piacere di noi.

venerdì 27 settembre 2013

sigur ros | kveikur

Certi cd vanno semplicemente ascoltati nella modalità per cui sono stati concepiti.
Un poco meno caldo.
Un poco meno sonno.
Un poco meno.
Ed è così che lo riscopro e ti dico che lo adoro. Senza luce, che rovina il suono. Senza orgoglio, che ti corro dietro e tu chissà se te ne stavi andando. Senza parole, tanto quelle non vengono mai e io torno sempre a casa con le persone sbagliate. Le mani ornate dai loro bicchieri vuoti in omaggio.
Altre date sono in arrivo. Ed io non potrò uscirne. Perché se vogliamo parlare di viaggio, ci serve un biglietto di andata e pure uno che prima o poi ci riporti indietro. Altrimenti è una fuga. Sì, anche la tua. E se così non fosse, allora dimmi perché parti.
Spiegami perché mantieni le distanze ed hai bisogno della tua presunta giovinezza. Ed insegnami qual è quel punto della notte che se lo superi poi puoi star sveglio per sempre.
Per quanto mi riguarda, il mio treno parte troppo presto ed i nostri corpi sono fatti di ferro e di cristallo. Se non li avviciniamo nel modo giusto. Finiremo in frammenti.

mercoledì 11 settembre 2013

moderat | II

C'è sempre un momento in cui la cosa giusta da fare è dormire.
Uno in cui iniziare a cantare, perché è il modo che si ha per salvarsi dal silenzio. E poi c'è il momento in cui la giornata scorre sotto le ruote e le strade vanno verso l'unico posto in cui si vuole tornare.
I colori sotto le palpebre come una specie di miracolo. Il calore sotto la pelle come qualcosa che arriva da un punto profondissimo dentro la pancia.
Continueremo a pagare le nostre buone azioni ed a temere che se suona il telefono al mattino, potresti anche essere tu. Perché io ho questa tendenza a credere sempre per un attimo a tutti. Anche a chi mi ha detto che per avere si deve lasciare andare.
Ma poi le mani mi tremano ancora e la voglia non se ne va. Neanche rinchiusa in questa bolla di sapone che poi tutto graffia con le unghie per potermi tornare dentro.
Quello che provo è in tutto quello che faccio.
Non tenetemi ferma.

lunedì 2 settembre 2013

il teatro degli orrori | carroponte | 29.08.2013

La mia leggerezza ha un peso specifico importante. Inversamente proporzionale al mio tentativo di raggiungerla ed al mio pensiero costante su di essa.
Cantiere aperto per grande opera al servizio di pochi. Capelli puliti e vinili da collezione.
Quindi - nel caso non l'avessi capito - quel sorriso non era per te, occhi di miele appiccicoso: puoi ridarmelo indietro per favore?
Poi, già che ci sei, cerca di restituirmi almeno parte delle parole dai volumi alti che ho sprecato in argomenti che ti riguardavano. Qualche lacrima senza zucchero e tutti i cibi che lo stomaco non ha potuto accettare per non essere distratto dall'impossibile digestione di te.
Poi siamo a posto così. Mi accontenterò di questo.
Di mandarti un messaggio di assenza squilibrata da questa serata che ha sbagliato i tempi. E potrebbe essere in qualsiasi momento da ora a 5 anni fa. E avrebbe potuto non essere mai.
In fondo abiti nella stessa casa, mi metti sempre su i dischi e cerchi ancora di darmi una birra da bere. Come se non lo avessi ancora capito. Come se tu lo avessi sempre saputo che alla fine in qualche modo lo avremmo trovato un equilibrio per farcela. Con te che su di me hai troppe informazioni che non ti ho dato. Ed io che - nello stile che mi contraddistingue - anche quando ti parlo mi tengo il silenzio di te.
Sospensione tesa fino allo stremo per godere davvero dell'esplosione.
Questa sera ho un vago bisogno di te.
Focaccia lambrusco e formaggio.
In questa solita sera.
Senza te.

giovedì 29 agosto 2013

satellites | 02

Io sono satellite.
Piccolo incessante mondo privato che gira attorno.
Sono archivio interminabile di presenti rimossi. Gioco con maree fuori dal mio controllo e - come luna - non posso riscaldarti: solo donarti la mia luce bianca per illuminarti l'ego, questo sì.
Io sono pallida.
Perché in quell'isola mi sono ammalata di meraviglia. E su quei monti ho lasciato il fiato le gambe e l'ora più serena del mio giorno di festa.
Il tuo ruolo invece è nuvola passeggera a cui aggrappo la mia fantasia. Non te lo sei neanche scelto ma a volte serve una prova così - vagamente solida - per credere in qualcosa.
Devo solo impegnarmi. Eccessivo impossibile crudo, senza altri tempi verbali.
Fino alla prossima eclisse.

lunedì 12 agosto 2013

prom 38 | beethoven's ninth symphony | royal albert hall london | 11.08.2013

Sei tu che rendi tutto possibile. Perché io questo non l'avrei mai creduto.
Di stare a teatro, forse. O forse nella migliore scampagnata che possa immaginare. Coperta, panino, gonna corta, sconosciuti da conoscere o da inventare. Poi come sole questa musica che mi sale l'animo agli occhi - la bellezza semplice del nostro stare insieme - prima di qualsiasi altra cosa possa arrivare dal cervello.
Prima.
E poi tutti giù per terra.
Sei tu che rendi tutto possibile. E provi a salvarmi dal disfattismo congenito e dalle mie canzoni troppo tristi. Dal pulito ossessivo e dai messaggi inaspettati che forse è meglio che non ricompari mai, perché poi mi disordini le vacanze e io quest'anno ho già deluso abbastanza profeti. Non voglio farlo anche con te.
Ci buttiamo nei tubi perché siamo topi in fuga. Dai fantasmi che ci tengono occupato il letto o da quelli che girano imprevedibili per le vie del centro. Lasciamoli indietro e - se proprio ci deve essere un vincitore - che almeno sia la verità.
Perché io qui c'ho vissuto ma l'ho capito solo ora cosa significa.
Poi forse hai ragione tu: un giorno capiterà e sarà gioia e luce come questo istante.
Così, come sai tu. Trasformami in un personaggio.

giovedì 8 agosto 2013

criminal jokers | filagosto festival | 03.08.2013

Sei così irritante che a tratti mi affascini.
Sei così bello quando mi appoggi gli occhi addosso che tutti mi raccontano il tuo sguardo.
Ma io ho.
Io ho questo mantello sulle spalle che mi rende trasparente - e una vaga tendenza alle illusioni.
Mentre tu sei.
Tu sei rivestito di una patina indecifrabile che potresti avere mille intenzioni e poi non averne neanche una. Forse è solo il sole che ti abbaglia le pupille.
Non sento il suono dei miei passi mentre sfilo per le vie del centro. Allora potrei essere ovunque, da tutt'altra parte e forse anche qui. Ecco come mi sento quando mi compari davanti.
Mangio veloce e corro sotto al palco. Poi corro dietro ad un treno un pesce un bottone un aereo un pensiero e sempre dietro a te. Che fregatura.
E' cambiato l'anno ma è notte piena e io sono su questo stesso vialetto. In direzione contraria ed ascendente verso una casa che può salvarti la nuova vita.
Dodici mesi, troppe cose nella testa e nell'agenda di agosto.
Celebriamo l'estate perché al suo interno compio due anni in più ma poi tutto torna sempre lì.
E per regalo, per una volta, chiedo solo di scordarmi di me.

tu sei diverso dagli altri | il tuo coraggio è letale
in un secondo tu parti | e arrivi a farti del male

lunedì 22 luglio 2013

criminal jokers | bestie

Voglio la pelle abbronzata.
Sì, lo so che l'ho già detto un sacco di volte, ma è quello che voglio. Una pelle che risplenda - e che lo faccia da dentro - come se la luminosità del sole e quella che mi scorre nelle vene trovassero un punto di incontro in questo strato che mi tiene insieme il corpo.
Voglio che il contrasto delle unghie chiare mi sussurri che sono viva. E che la mia bellezza stia semplicemente in questo.
Forse rivoglio anche indietro questo anno.
Rivoglio il bacio che ho lasciato sulle labbra di qualcuno che non ne ha capito l'importanza. E quello che da un certo momento non mi hai più dato e che non sapendo dove andare è finito a divorarmi il petto.
Voglio della musica con cui ballare al mattino appena sveglia. Senza soffermarmi ad ascoltare le parole. E capire come faccio a vivere senza sentire il battito del cuore.
Voglio - dall'oggi al domani - diventare me stessa. Ma poi non lo voglio più, perché la vera me stessa mi sa che non è quella ragazza senza pensieri che vorrei essere oggi.
Voglio stare stesa sul letto di casa nel centro del mondo.
Questo è l'unico posto dove posso portarti.
Benvenuto nell'isola dei giocattoli difettosi.

giovedì 18 luglio 2013

mark lanegan | longlake festival lugano | 17.07.13

Lui cupo e nero. E voce che sai.
Cola nella pancia. Vibra nello spazio vuoto lasciato dalle reazioni che rivorrei. In questo tempo in cui gli occhi sono piatti come bottoni e la pelle è come una macchia d'olio impenetrabile.
Che poi penso lui faccia pure bene a fare come fa.
A cantare le sue canzoni come se lo facesse solo per sé, dico. A guardarsi la punta delle scarpe quando partono gli applausi come se bastasse questo per cancellare tutto il pubblico di fronte.
Ha addosso la solitudine. E se fosse da solo a cantare, sarebbe esattamente così.
Triste. Come hai riassunto tu.
Che quando ti parlo ho l'impressione di pregare dio, tanto sei lontano ed irreale. Tanto mi sembri irraggiungibile.
Ma io potevo vederti fino all'invisibile. Fino al punto in cui nemmeno tu forse ti saresti riconosciuto. Per questo sei scappato così veloce.
E affinché si possa parlare di baratto, ora devi darmi qualcosa in cambio di tutto questo. Altrimenti è solo un furto e io di sangue ne perdo già abbastanza.
In questa fiera delle delusioni.
Lasciatemi fuori dalla festa.
Che io il bersaglio non lo so proprio centrare.

mercoledì 3 luglio 2013

roberto andò | viva la libertà

Mi hanno detto che sei tornato con lei, lo sai? Ok: bastava fare la domanda in più alla persona giusta, questo lo so io. Ma anche trovare l'occasione adatta ed il momento in cui ci si può sentir dare certe risposte. Mica così semplice.
Non so tanto cosa farmene di questa informazione. Mi aleggia intorno. Sospesa. Malinconica. A tratti anche un po' noiosa. Perché non riesco a scrollarti di dosso neanche scuotendo veloce la testa per pulirmi la bocca. Neanche imparando che le cose alla fine si fanno sempre da soli - perché spiegami con chi ho avuto a che fare e dove eri tu quando io stavo con te. Qui con la delusione ci sto costruendo le sponde del letto.
Rassegnazione e schianto. Innocenza e poi fuga per la tua vittoria. Scomparire per tornare ad essere.
Toccami il corpo perché è passato così tanto che forse non mi ricordo neanche come si fa. A sospirarti sulla pelle. Ad averti davanti agli occhi chiusi. A seguire con la lingua i disegni che hai sulla pancia.
Stiamo attenti perché se ci spacchiamo le gambe poi non riusciamo neanche più a raggiungere la nostra casa.
E allora chi mi proteggerà da tutto questo?
Non aspetto nessuna risposta. C'è solo la mia.
Voglio svegliarmi da questi giorni.
Ma il problema è che non sto affatto dormendo.

venerdì 14 giugno 2013

giardini di miro'+appino | miami festival | 09.06.13

Ho come l'impressione che questo concerto me lo porterò dentro a lungo. Nei giorni umidi, tra i meandri incrinati della mia colonna vertebrale. Nei nostri discorsi futuri, tra gli amarcord dei live che - beata sorella incoscienza - alla fine valeva comunque la pena di esserci.
Il mio corpo si è precipitato a terra per riuscire a fermarsi un po' ma non ha fatto i conti con la nostra capacità di mentirci. Fingere di dare una speranza alle previsioni del tempo. Di non scriverti mai più, che l'orgoglio è il mio mestiere. Ed inventare pure che forse alla fine non ci andiamo, ma tu intanto comincia a venire qui da me e poi vediamo.
Potrebbe diventare un'abitudine presentarsi ai concerti con qualcosa di rotto - nervi, cuore o ossa che sia - e poi farseli aggiustare dalla contingenza della musica vivente. In questo rispetto bidirezionale che sono gli scusate e i grazie e i non-pensavamo-che-sarebbe-andata-a-finire-così ma poco importa, tanto la pioggia sembra sempre meno forte quando ci si sta sotto. E ormai noi da qui non ce ne andiamo.
Le tue braccia suonano e non me lo dici più. Sei il serial killer delle conversazioni umane e la soluzione è solo quella di lasciarti perdere. Che per me poi tutto ha sempre un valore diverso.
La mia utopia ha spazio di manovra agevolato e non la perdo di vista. Attaccata al filo rosso che serve a dare un senso ad ogni cosa. Anche a quest'acqua che diventa memoria nei miei muscoli.
E casomai ce ne fosse bisogno.
Mi ricorderò tutto io.

sabato 8 giugno 2013

editors | the weight of your love

Succede che un momento sei fuori dalla tua vita. Ed esattamente sette giorni dopo ti trovi dove c'è troppo sangue, l'attesa è lunga ed il tuo corpo è mero oggetto di lavoro. Solo involucro intercambiabile e - nei limiti del possibile - sistemabile.
Succede di sentirsi così piccola e fragile su un lettino asettico. E di provare forte la voglia di chiudere gli occhi ed abbandonarsi al ronzio delle apparecchiature sopra ed intorno. Tanto di capacità di resistenza ne è già stata mostrata abbastanza, per questa settimana. Tanto nessuno aspetta il risveglio dal mio sonno anestetico. Là fuori, solo sconosciuti.
Ti ho dato il pretesto per cavartela con eleganza ma anche così non ce l'hai fatta. Perso nelle nuvole che ti tengono lassù in alto e ti rendono inarrivabile come lo sei sempre stato e come ora sei tornato ad essere - lo sapevamo già.
Potrei abituarmi all'applauso spontaneo di un'intera platea ed a questo scricciolo grigio che si abbandona alle mie braccia, dormendo i suoi incubi.
Io, che oggi sono in fuga perenne dal mio corpo.
E tu, che sei in fuga perenne da te.

the sun says nothing | about my demise | my fall to the floor
sparks from your stare | cascade into mind | the start of a war
monday morning | hingover, red eyes | hide it all the way
we walk through a crowd of stragers | two minutes from your door | you've lived there all your life

lunedì 3 giugno 2013

zenzile | living in monochrome

Ci siamo stati abbastanza attenti, mi sembra, ad infilare questa serata in una bolla di sapone opalescente per poi affidarla al vento del nord di questa primavera. Siamo stati bravi, dobbiamo riconoscercelo, a rendere il primo combaciare delle nostre ore solitarie un pezzo unico nel catalogo patinato dei nostri ricordi preziosi.
Abbiamo rasentato la perfezione, possiamo dirlo. Allora potremmo anche darci onore al merito. Al mio ed al tuo, non credi? In teoria dovrebbe funzionare così.
Dovrebbe. Ma nella realtà delle mie notti, io continuo a non dormire. Ed il mio stomaco da quel momento non trattiene più nulla, forse perché deve ancora assimilare del tutto la tua saliva.
Sarà che nei nostri cieli i supereroi non volano più, già da qualche tempo. E che le canzoni sembrano sempre più belle quando le ascolti nella case degli altri. Perché poi alle note alla voce al ritmo ed a tutto il resto mancano sempre il contatto ed il contesto, quando resti da sola.
Nelle lezioni private di lettura di bilancio capirò quanta potenza si nasconde nella vulnerabilità. Quanto coraggio nella debolezza del mio agire. Molto più facile sembrare forti adagiandosi nel non fare nulla, si sa.
Dammi un attimo di tempo e ti vengo a farmi guardare. Completamente.
A prendermi la risposta che non voglio sentire.
Perché in ogni caso è l'unico modo di cambiare le cose.
La perfezione non fa per me.

venerdì 24 maggio 2013

paolo sorrentino | la grande bellezza

Qui ci sono solo io, il cinema e questi titoli di coda che me li posso guardare tutti, fino all'ultima parola e poi resta solo il nero. Lo facevo quando non abitavo qui e l'ho imparato dagli altri intorno a me. Lo faccio ora e intorno ho solo particelle di intensa malinconia che devono appoggiarmisi dentro prima che sfugga via da questa sala.
Non mi capitava da tempo qualcosa che riuscisse a restarmi cosi appiccicato addosso. Forse anche qualcosa a cui concedermi così nuda e disarmata, senza voler capire troppo bene da che parte stare. Tanto qui non ha senso puntare gli aculei e cercare di non avere paura. Noi in questo ecosistema impazzito senza quella non possiamo mica viverci: non sapremmo quando è il momento di difenderci, reagire o scappare. E anche l'apparente continua felicità non sarebbe tanto meglio in quanto a questione di salvezza eterna.
Almeno non per noi. Che i momenti delle vite degli altri quando ci passano davanti sono come pezzi di spettacoli preziosissimi. Ed i singoli istanti delle nostre sappiamo portarceli dentro per sempre senza saperli raccontare mai.
La curiosità come armata schierata contro la tentazione del riccio. Come produzione ininterrotta di battiti cardiaci e respiri profondi.
Domani si va. E che sia uno squarcio di luce in mezzo a questa nebbia.
Come artiglio su tela.
Che sia.

È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l'emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile.

sabato 18 maggio 2013

kike maillo | eva

Oltre la porta c'è il sollievo. Ed un giardino pieno di lucciole.
Oltre la porta ci sono di nuovo solo io. Soggetto singolare, tempo indefinito, lungo piano cinematografico.
Fermo immagine di una settimana di lotta continua. Contro i miei cambi di umore, i messaggi di posta elettronica, il mio amare acritico e le tue lacrime che non dobbiamo farle vedere però poi ci sono e anche da qui mi fanno male al pensiero.
Abbiamo preparato il terreno. E i semi ce li mettiamo anche nelle torte così che poi i fiori ci spuntano nella pancia, oltre che sui muri di casa. Arriveremo sconvolti all'estate e ci troveranno tra le mani di sconosciuti che non vorremmo incontrare mai. Con i nostri occhi che si vergognano, i vestiti umidi e le guance stropicciate. Ma in qualche modo, vagamente divertiti.
Forse per stare meglio dovremmo solo abbassare il livello emotivo. Fingerci generosi per non concedere niente di noi. Perdere la capacità di un abbraccio. Amare a scopo limitato per non rinunciare a niente e non farci intralciare la vita.
Io quando me ne vado non c'è nessuno che mi corre dietro. Io quando mi nascondo non c'è nessuno che mi viene a scovare.
Per chi ho creduto lo meritasse, sono sempre stata sua. Ora dovrei raccattare tutti i miei pezzettini lasciati dentro gli altri per  riempire gli spazi di chi non ho avuto mai.
Resto nella mia quiete - che è tutto tranne che indifferenza - in attesa dal raggio di sole che rimetterà in moto questa stagione perduta.
Avrei solo una domanda.
Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi?

martedì 7 maggio 2013

appino | flog firenze | 04.05.13

Sei il mio lato insensibile, che non perdona l'ambiguità.
Se il mio promemoria infallibile, che riesuma anche i ricordi più neri. Quelli che la mia mente cancella per uno strano sistema di autoregolazione e poi sembra che si siano persi soltanto i nostri fiori.
Sei l'abbraccio che mi nasconde e la confidenza che mi confonde. Sei questo maggio che lotta contro se stesso e contro l'arcobaleno e sei tutta l'aria che si muove nel tuo passare altrove. Tremore.
Sei la facilità di non incontrarci che tiene in omeostasi i nostri universi vitali e sei la distruzione creativa del nostro ritrovarci. Sei il mare che mangio, tutto quello che c'è da bere e quel qualcosa di diverso nel mondo quando noi due siamo insieme.
Sei le strategie che non servono a nulla ed il nostro continuo perderci, ma sempre con del metodo. Sei il giorno che sembra uno come tanti e invece si potrebbe festeggiare qualunque cosa e nessuna in particolare. Sei nei regali inutili, negli scatti famelici, nei canini luccicanti e nelle questioni di senso.
Sei quello che accade nel tuo tempo presente.
L'eterno compagno di te stesso.
Sei questa musica che grazie al cielo.
Sei in questa musica. E grazie al cielo.

martedì 30 aprile 2013

the veils | time stays, we go

Ci sono cose che ti uccidono per un secondo. Tu cerchi di evitarle, le eviti, pensi di avercela fatta. Ma poi loro arrivano lo stesso e ti tolgono un battito - un istante di vita - e torni alla morte.
Ritorno, sì. Perché se non fosse abituato - se non fosse già morto - il cuore mica ce la farebbe a ripartire così. Come se avesse semplicemente cambiato idea. Come se schiantarsi va bene, si può fare. Ma che almeno sia con vista finestrino.
I piccoli angeli salgono al governo e i cristi scendono dalla croce per indicarci la via. In questa terra che volevo esserci da un po' e allora vieni via da quei vestiti e siediti a guardare l'italia da qui. Per capire se hanno ragione i disfattisti, i fuggiaschi, oppure i padri che non sono il mio ma voglio credere alle loro parole e ripetere ancora una volta che andrà tutto bene.
[dio come avrei voluto che qualcuno me lo dicesse da bambina]
I pensieri sono senza limiti - così come i nostri sogni - ma non bastano a salvarci. Il sole però sì, lo credo davvero. Insieme alla bellezza - quella sempre. Per questo venivo così bene nelle fotografie mentre ora sono sempre di spalle, a guardare quello che qui intorno nessuno vede.
Per questo venivamo così bene.
E bella come ero lì penso di non esserla stata mai.

domenica 21 aprile 2013

afterhours | factory milano | 19.04.13

Basta distrarsi due minuti e non è vero che le cose cambiano. Tornano semplicemente quelle di prima.
Rischiare è tutt'altra cosa e io sono stanca dei miei gesti romantici che potrebbero migliorare il mondo invece poi me li pago sempre tutti.
Si è in due, lo so. Perché a volte me lo dimentico?
L'urlo è in tutto quello che faccio e in quello che evito di fare. È nella prima cosa che vedi di me e mi è tutto intorno. L'urlo è nei sentieri già tracciati delle mie guance, nei binari, nei caffé del mattino che condizionano la giornata.
L'urlo oggi è bianco. E sono loro.
Qui c'è troppa gente e troppa musica. Tutto rimbalza dentro le pareti così che ora è solo il muro di suono a starmi addosso. E il tempo. Non la tua bocca e neanche le tue dita esperte di me.
Mi porto a letto i miei pensieri splendidi e la superficie della mia pelle intatta.
Prima di dormire, un ripasso alle vostre voci.
Poi un minuto su di te.
A seguire perplessità.

Sai quando tornerai io sarò già vi | senza un'idea  | vendendo roba tua | riciclandomi | restando vivo | Imparare a barare e sembrare più vero | due miserie in un corpo solo | C'è solo sangue | solo sangue dentro me | c''è solo sangue | quando sai che sei fedele | a quello in cui non credi più

lunedì 15 aprile 2013

appino | locomotiv bologna | 13.04.13

Perché se ti scegli certi compagni di viaggio è come se portassi con te una presenza che non è cosa e non è persona.
Ma è potenza.
Sono qui per conoscerla e ti prendi tutti i miei occhi.
Tu, che quando ti muovi è come veder danzare la musica che sento. Ed oggi è quel qualcosa in più che mi è diventato indispensabile.
Anche se io ho sempre votato per i corpi, posso dimostrarlo.
Perché è il momento in cui tocchi per la prima volta qualcuno quello in cui gli dai veramente esistenza. Oltre la voce e le parole, scoprirsi materie in contatto. Con tutto quello che ci si porta dentro. Con tutto quello che ci si esprime fuori.
Le nostre unghie si confondono con il colore dei treni che prendiamo per correre veloci nelle campagne dimenticate.
I nostri consigli di stile che tanto è primavera e l'avresti mai detto che sarebbe arrivata. Che ci saremmo arrivati, mi sembra meglio dire.
Un minuto di fuoco nell'aria e ci precipita di nuovo il mondo. Mentre io continuo a mandarti cartoline di fiori che sbocciano per non lasciarti andare del tutto attaccandomi al niente.
Tanto è qui che rimarrai, ovunque tu sia.
E ovunque tu sia.
Vivi di musica.

giovedì 4 aprile 2013

la città nuova oltre sant'elia | villa olmo - como

È che mi riprecipitate tutti addosso a distanza di poche ore.
Nello stesso pomeriggio in cui abbiamo perso la capacità di distinguere tra le buone e le cattive notizie. Ma io e te continuiamo a credere negli incastri che saranno poi davvero casuali. E allora facciamo anche questa. Tanto l'idea ce l'avevamo già e i nostri prossimi giorni hanno anche le notti. Quelli dopo, chissà.
Vi sento addosso ma tanto lo so che ve ne andate presto.
Mi tornerà il respiro e i camaleonti che cambiano colore ai miei occhi. Scorrerò in alto - lungo gli edifici delle mie invenzioni futuriste. Mentre tu mi racconterai le storie che mi faranno diventare me.
Parlami delle tue professioni inventate che avresti fatto da grande. Ricordami il giorno in cui mi hai tenuta in vita a noci e vino e spiegami cosa ti ha fatto cambiare idea e dare consistenza al mio consiglio. Quando pensavi esattamente l'opposto.
Dimmi com'ero quando hai aperto la porta e mi hai vista illuminarmi di stupore. Dimmelo.
Ed inventaci un intero mondo intorno.
Perché questa è la sera di quello stesso pomeriggio.
E io voglio stare lì.
Persa nel limbo.

domenica 31 marzo 2013

torres | torres

Ho cambiato i pronomi personali delle frasi.
Ti ho eliminato dai miei tempi verbali.
Ti ho adagiato, rannicchiato, nello spazio che ho dentro. E ti proteggo ogni secondo dal vuoto che altre persone potrebbero portare.
Ho scoperto che è facile sai. Tirare indietro la testa. Spostare le mani. E poi raccontartelo mentre compro vestiti per la bambina che non sono più.
Gli alternativi con la casa pagata da papà non fanno per me. E i sostantivi sono vitali: non devi usarli a caso quando stai con me.
Per questo torno qui. A scrivere fino a salvarmi la vita.
Eterna giulietta. Con la morte a tempo determinato.
Mi hai abbracciata e non me lo aspettavo.
Mi hai delusa e forse già lo sapevo.
Oggi voglio sono una cosa. Ed è dormire.
Svegliami quando sono famosa.
Non in generale. Ma in te.

lunedì 25 marzo 2013

appino | il testamento

È che non c'è più nessuno che mi faccia delle foto. È questo.
Quindi non lo so dire come sono quando sono con te.
E mi passerà anche la voglia di scoprirlo, dopo quello che mi hai detto.
Mi ci impegno.
Me la faccio passare.
Perché non puoi conoscere qualcuno senza una forza d'amore. Qualunque essa sia.
E io mi innamoro delle cose preziose.
Le nostre prove di perfezione nelle colazioni del mattino sono solo tentativi di tenerti lontano. Come quando schiacci l'acceleratore per avere maggiore stabilità. E va bene che scappare non ci serve a niente ma neanche restare da te mi sembra poi tanto utile, al momento.
Per la disumanità nella coerenza.
Se ti avvicini me ne vado. Se ti allontani ti rincorro.
E prima di andartene.
E prima che diventi tempo perduto.
Dai un nome alle cose perché restino con te fino alla fine.

bambina mia splendente | amore del mio amore| tuo padre è innocente | di tutto questo orrore | nessuno gli ha insegnato | a raccontare cosa ha dentro | e lui ha nascosto tutti quanti | i mostri sotto al letto | bambina mia adorata | gioiello di famiglia | sorella di una fata, bambina meraviglia | in questi giorni della merla | dormi sempre più beata | sotto il tuo manto di neve | nella valle incantata

sabato 2 marzo 2013

il mostro | il mostro

Siamo noi del terzo piano che corriamo su per le scale in piena notte. Noi che sbattiamo rumorosamente nelle porte, quasi avessimo fretta di rientrare. Quasi avessimo paura di essere stati per troppo tempo lontani da questa casa.
Siamo noi che tu te ne vai ma tanto non ci vediamo mai e poi ci parliamo via messaggio di questo gruppo.
E quanto è vero che stavo scartando un disco davanti a te.
E quanto è vero che non avevo mai scartato davanti a qualcuno il suo proprio disco.
Puro effetto della materia, mi sa. Perché questo stesso gesto l'avevo già fatto giorni prima, quanto tutto era ancora aria.
E sono state due modalità due scoperte ed innumerevoli sensi.
E grazie per averlo sottolineato. E grazie per averlo reso possibile. E grazie per non essertene neanche accorto.

10.02.2013
Penso che un sole così non lo si possa sprecare poi più di tanto.
Penso che abbia un senso in questa giornata che mi sbatte la luce contro le finestre. Che abbia un senso lasciare le coperte calde, indossare le cuffie, qualche vestito sportivo ed andare a contornare il lago.
Penso.
Ho un disco da ascoltare.
"Tutto-di-fila-per-la-prima-volta-e-con-attenzione" mi è stato detto. E tutto-di-fila è giusto questo anello di strada sotto questo sole.
Mi hanno anche detto che attorno alle cose sacre si deve girare in senso orario. Quindi io sempre ubbidiente, il lago sempre a destra, i vestiti sempre bene addosso, schiaccio play e si parte.
Partenza.
Un girotondo che è un giro in tondo.
Con una musica che mi fa venire voglia di correre ma poi i polmoni sono poco allenati e resta il passo veloce e tutto nelle mie orecchie che tiene il tempo. Perché ho l'impressione che sia così. E non l'esatto contrario come il resto del mondo si ostinerebbe a dire.
Può bastare questo a stare bene e pensare che sia tutto perfetto?
Così. Per qualche istante. Per qualche istante ed un mondo.
Perché non ho incontrato nessuno. E l'ultima volta che sono stata qui sembra un'altra vita. Con il ghiaccio nell'aria che fa solletico agli occhi pieni di acqua scintillante, fino a farne uscire quella che arriva da dentro.Che penso che anche questo faccia parte dell'innato sistema di sopravvivenza. Perché le lacrime sono leggere e scaldano le guance contro il grande freddo.
Mantenendomi in vita. 
Torno al punto di partenza con addosso solo sensazioni e l'intensità di questo giro di giostra. Con il privilegio di averlo potuto fare prima degli altri. Che mi sembra come quando vai in un posto che è sempre superaffollato ma per questa volta ci sei soltanto tu.

giovedì 21 febbraio 2013

sigur rós | forum assago | 19.02.13


È che poi il mondo mi è ripiombato addosso tutto quanto.
Quello che non avevo neanche più bisogno di guardarmi intorno, intendo.
E ancora non so se posso farcela.
Perché tu arrivi e mi confermi i sospetti e mi togli la voce a forza di dirmi che ti faccio bene. Poi te ne vai e mi rimane l'apnea.
Che spiegami perché non riesco a fermarmi. E voglio volare ancora oltre la rupe.
Perché.
Chi mi scrive di notte mi pensa di notte. Ma cambierà poi qualcosa se io e te ce la ridiamo intanto che aspettiamo una nuova alba?
Dovremmo agire nella perfezione dell'istinto. Come il lupo che mi ha fatto parte del suo branco ed io per tutto quel tempo lì non ho dovuto pensare ad altro. Solo ad arrivare in fondo a me stessa. Fino a toccare il mio essere animale, dove sta la sicura bellezza dell'affidarmi completamente a qualcuno. Nonostante le ferite.
Fatemi fare un viaggio. In questo altro mondo.
Datemi una voce guida. Che è acuto profondissimo.
Mettete delle luci sul mio cammino. Quelle che danno materia al suono. E suono al silenzio.
Perché sono sul ciglio.
E prima di aver paura del nulla ci sarebbe da capire in che cosa consiste questo tutto.

mercoledì 6 febbraio 2013

vasco brondi - andrea bruno | come le strisce che lasciano gli aerei

Quello che mi piace di più è sentire la pelle che avvolge i muscoli tesi.
L'idea di qualcosa di solido dentro che mi porta quassù e mi tiene ben dritta contro il vento. A sentirsi come le nuvole che si lasciano bucare dalle scie degli aerei.
A sentirci.
Che io e te lo sappiamo bene cosa contengono. Vapore, dolore, desideri, inutile ricerca di risposte in una geografia diversa e poi qualche vuoto d'aria, ovvio. Che in ogni caso ti riporta sempre qui.
Perché c'è tutto un mondo di amicizie virtuali che mi sfugge. Con delle logiche che non fanno per me e non ci provo neanche a capirle. Lì non ci vuole molto ad incontrarsi, contattarsi, mostrarsi o cancellarsi. Tutto è troppo rapido, semplificante e anche vagamente scintillante. Per me.
Io ho bisogno di sfiorarti per tre giorni - dentro e fuori, lo sai. Di varcare i cancelli delle carceri che non basteranno le vernici colorate a rendere più allegri. Di parlarsi e piacersi per una serata e poco più
[nei dialoghi bassi e superficiali come sono di solito i dialoghi tra quasi sconosciuti, e i loro pensieri che sono più articolati, che sono sproporzionati al modo in cui parlano tutti]
e poi via, nelle nostre vite. Che mi scappa da ridere per le domande che mi fai e io in realtà non me ne ero neanche accorta.
Perché ho come l'impressione di aver dimenticato qualcosa.
Ma forse ho semplicemente dimenticato qualcosa di brutto.

L'andarsene in generale, il cercare risposte geografiche, un desiderio in parte stupendo e in parte stupido che sembra sempre più globale e generale. Ogni giorno aumentano le partenze, gli spostamente, forse internet, forse i voli economici, forse tutto il resto. Cose che si risolvono con la geografia. La difficoltà di localizzare la propria esistenza, il costante pensiero di andarsene, l'ipotesi continua. Le soluzioni geografiche anche per i problemi esistenziali e per problemi primari. Immaginare quello che ci può essere altrove, cercare i posti in cui succedono le cose. Partire senza parole, solo con delle note musicali che escono dalla bocca, come un buon augurio

lunedì 14 gennaio 2013

julie de waroquier | rêvalités

Dimenticata e dimenticante.
O almeno ci si prova.
In questa salita tra nebbia e sogno che è l'abbraccio nostalgico di autunno ed inverno. Dove ho l'impressione di essere sola ma c'è sempre la tua voce a distanza di sicurezza pronta a cantarmi l'assenza. E nel vuoto mi rassicura.
Cammino attraverso il silenzio senza fretta, fino a che sorridere mi fa male ai polmoni. Perché poteva finire molto diversamente di così, e lo sai. Invece ho come l'impressione che tutti mi lascino fare mentre mi coloro di nero gli occhi per dare un peso reale alla malinconia incastrata nelle mie ciglia. Che tutti mi lascino fare, come se non fosse neanche importante. Come se non fosse stato quantomeno interessante.
Qui intorno c'è gente che ce la mette tutta. E forse a loro la cosa funziona perché guardano orologi al contrario e non hanno bancarelle per nascondersi o specchi in cui riflettersi forte fino a far scomparire i pensieri.
Loro vanno veloci.
Resto io e questo dolore che ancora non l'ho capito del tutto e mi rimbalza dentro fino a creparmi la schiena.
Se ti fa comodo puoi credere che il destino sia già scritto e non si poteva farci niente per cambiarlo. Solo dare da mangiare ai lupi.
Ascoltami.
Io attendo l'imprevedibile.

Arrête avec tes doutes. Ils m'empêchent d'avancer, et finiraient pour me faire tomber. Il suffit de croire. L'esprit d'abord, l'esprit devant, mes pas suivront.