domenica 29 giugno 2014

múm | finally we are no one

Potete smetterla di parlare dei miei occhi, per favore? Sono grandi, lo so. Ma voi avete idea di quello che ci devo far stare dentro? Lo vedete davvero tutto quello che ho dentro?
Quando vi guardo inclinando un po' la testa, poi ascoltate - oltre le parole - ciò che vi sto dicendo? No, perché io lo faccio, di dialogarci con gli occhi. Ed è lì che scopro le cose più interessanti. Per esempio, quando mi hai fissata un po' più a lungo. Quando eravamo uniti e per una volta non avevamo creato un buio per nasconderci. Io lì l'ho capito che mi stavi parlando di questo. Che mi stavi dicendo che poi l'hai fatto pure tu quello che avevi detto che non avresti fatto mai.
Così oggi non c'è sorpresa. Anche se il mio corpo immerso nelle bolle non mi difende e ancora ci crede, a te. Anche se certe cose, dagli occhi, non riesco mica a togliermele ed è questa la parte più difficile.
Però non posso aver paura di qualcosa che sto già vivendo.
Non è possibile, vero?
Dovrei anzi esserne sollevata.
Ora che, finalmente, noi, non siamo nessuno.

venerdì 27 giugno 2014

arcade fire | villafranca di verona | 24.06.2014

Questa giornata potrebbe parlare di tutto il tempo che ho avuto per immaginare come sarebbe stata. Raccontare dell'attesa, dei balli solitari in un universo silenzioso, di sensazioni mutevoli ed eterne e del mio rapporto con la musica e con le previsioni del tempo.
Potrebbe parlare di paura, di incontri e di aspettative. E poi di tutto quello che riesco a metterci dentro, io, in una sequenza progressiva di date che diventano mesi e poi futuro e poi oggi.
E poi un istante. Uno soltanto. Ed il mondo si frantuma in pezzetti di carta colorata che ci precipitano addosso. Profezia di tempesta senza acqua. Affoga le menti e cola nelle gambe diventando puro movimento. Ed intensa leggerezza.
È l'abbandono costante ai continui attimi di presente. Quelli che alla fine hanno sempre la cosa migliore da darti. Oppure da dirti.
Mentre racconto una storia che ancora un po' ed inizio a crederci pure io. Mentre mi piovono ancora contro frammenti di questa data che siamo io e te e questo sole e quello che rimane nei luoghi quando l'amore se ne va.
Questa giornata potrebbe parlare di tutto quello che è stato.
Potrebbe. Ma io non posso sentirla.
Perché sono troppo impegnata a stare sotto i coriandoli.
E ad abbracciare l'adesso.

venerdì 13 giugno 2014

jim jarmusch | only lovers left alive

Sotto i polpastrelli ho inchiostro verde per imprimerti sul corpo tutto quello che non riesco a dirti. Una canzone languida, con cui ondeggiarti attorno. Ora che danzare è la cosa migliore da fare in questo nostro tempo senza né prima né mai.
Il sangue non è un luogo sulla terra ma una pittura scenografica che illumina le notti. E illumina me quando ci cammino dentro e mi affido troppo alla luna piena.
Non esiste un progetto per accorciare il tempo. Non esiste neanche un modo per legare i minuti addosso a qualcuno - tantomeno a te che sei cenere e farfalle. Ma io credo che se usi qualcosa, se la usi bene, puoi anche non capire che cosa è e a cosa serve. Puoi anche non aggrapparti ed accettare di perderla.
Quindi ora che sei qui raccontami qualcosa che io non posso dirti. E lasciamo stare tutto il resto - tutto l'orrore di cui sono capaci i nostri pensieri. Tanto domani rimargini.
Domani, tu, rimargini ogni cosa.
Ascoltiamo il corpo.
Che il movimento sta iniziando.