martedì 23 ottobre 2012

bill viola | reflections | villa panza

Voglio un mondo al rallentatore.
Dove ogni singolo gesto è pieno ed esasperato. E dove l'acqua scorre in minuscole goccioline che ti avvolgono e separano i sensi.
In questo mondo non puoi far finta di non capire l'intensità di due mani che si sfiorano e poi si aggrappano. Qui muori un attimo, ma puoi anche decidere di tornare indietro. Oppure hai fatto l'esatto contrario: sta a te decidere. Tanto il risultato è lo stesso e resteremo per sempre tu con i capelli asciutti ed io con la pelle commossa.
Dormo in apnea e nessuno può disturbare il mio sonno. In questa atmosfera anestetica che dentro ho solo il colore di novembre. Gli specchi mi passano attraverso. Sono così trasparente che i loro occhi non riescono ad afferrarmi in questo continuo gioco di sguardi e di schermi.
Eppure abbiamo le dita spoglie, le guance arrossate e gli occhi luccicanti che rendono più belli i nostri visi.
Noi non prendiamo scelte, perché non è questo quello che ci interessa.
Noi semplicemente ci buttiamo dentro.
In quest'arte che riflette la nostra immagine e noi ci riflettiamo sopra. Affascinante gioco di parole.
Per quanto ancora riusciremo a nasconderci?

domenica 14 ottobre 2012

bat for lashes | the haunted man

La sensazione di essere a casa che possono sentire le mani - quando scorrono lievi su una superficie che riconoscono. Labirinti ritrovati e gelo che scivola dalle punte. Che se non l'hai mai provata non sai dirla. Che se l'hai provata non servono i maglioni di lana presi dagli scatoloni umidi. Non ora.
Per capire tutto questo abbiamo solo bisogno di meno certezze. Poi daremo ai nostri figli i nomi dei lupi che si aggrappano di notte agli alberi facendoli crollare. Facendoci crollare.
Mentre tutti mi regalano fiammelle per trovarmi una luce ma io devo stare attenta. E devo stare sdraiata perché dentro sono fatta d'acqua. Tutto quanto - organi muscoli sangue tessuti - si è sciolto in lacrime salate. E se mi alzo mi diluvia fuori dagli occhi.
Cascate senza strategie.
Ti colo addosso.

mercoledì 3 ottobre 2012

anywhere | anywhere

Facciamo che nel conteggio finale ci mettiamo anche tutto il male che mi hai fatto, ci stai? Facciamo che troviamo un prezzo per ogni cosa e poi vediamo se vale di più il tavolino o la crepa che ho qui, in mezzo al petto. Vediamo se è più prezioso il telefono con la mela morsa o i messaggi che ci sono intrappolati dentro, ai quali ho sempre creduto. Che dici, lo facciamo?
Perché qui le lavatrici notturne staccano lo sporco dalle dita. Ma i cuori finiranno per morire giovani soffocati dal fango. E non basteranno le mie mattine umide od i miei sogni inconcludenti. E non basteranno le parole lanciate contro il muro di una città da riprendere. Proprio no.
C'è qualcosa che mi bussa da dentro la tua pancia. Mentre io prendevo pillole colorate che mi hanno resa impermeabile. E mi fa cadere le lacrime come i capelli. Le lacrime ed i capelli.
Quelle cose brillanti nel cielo sono le lanterne che non abbiamo mai lanciato ma i desideri si schiantano al suolo lo stesso. La forza di gravità è il peso dell'animo, confuso per profondità. Mentre io rivoglio tutta la sensibilità di un raggio di sole e le emozioni che non sono dramma. Di copioni ne ho abbastanza.
Rivoglio la forza del sorriso nelle foto dimenticate.
E per tutte le tue prove di abilità che non ho superato.
Chiudo gli occhi per controllare che sono ancora qui.