lunedì 30 settembre 2013

sigur ros | valtari

Le immagini di me incastrate nei finestrini dei treni. Hanno occhi grandi e stanchi. E pensieri incondivisibili che ci sbattono contro.
Perché non posso dirti che questa musica è colonna sonora del mondo. Per farlo, avrei bisogno di qualcuno che stia con me dentro il senso di tutto questo.
Perché non posso portarti indietro mentre settembre è tornato e ci ha tolto la spensieratezza di londra. I vagoni si svuotano a torino e le sorprese che vorremmo alla fine ci svuotano solo la pancia ed il portafoglio.
Chissà cosa succede alla forza di gravità che si schiantano i governi e le storie d'amore. Mentre ci volano via i capelli ed i messaggi che dovremmo ricevere nei cellulari spenti.
Siamo finiti in una famiglia che non era la nostra. Ubriachi di insonnia. Travolti dai nemici che assaltano i castelli. Per sempre affascinati dal suono che fa il nostro nome quando stiamo qui.
Ti abbraccio forte perché ci stiamo espandendo in troppe direzioni. Senza saper bene come riempire questi nostri contorni ingranditi.
E forse così riusciamo a tenerci in noi.
Per poi tenerci il piacere di noi.

venerdì 27 settembre 2013

sigur ros | kveikur

Certi cd vanno semplicemente ascoltati nella modalità per cui sono stati concepiti.
Un poco meno caldo.
Un poco meno sonno.
Un poco meno.
Ed è così che lo riscopro e ti dico che lo adoro. Senza luce, che rovina il suono. Senza orgoglio, che ti corro dietro e tu chissà se te ne stavi andando. Senza parole, tanto quelle non vengono mai e io torno sempre a casa con le persone sbagliate. Le mani ornate dai loro bicchieri vuoti in omaggio.
Altre date sono in arrivo. Ed io non potrò uscirne. Perché se vogliamo parlare di viaggio, ci serve un biglietto di andata e pure uno che prima o poi ci riporti indietro. Altrimenti è una fuga. Sì, anche la tua. E se così non fosse, allora dimmi perché parti.
Spiegami perché mantieni le distanze ed hai bisogno della tua presunta giovinezza. Ed insegnami qual è quel punto della notte che se lo superi poi puoi star sveglio per sempre.
Per quanto mi riguarda, il mio treno parte troppo presto ed i nostri corpi sono fatti di ferro e di cristallo. Se non li avviciniamo nel modo giusto. Finiremo in frammenti.

mercoledì 11 settembre 2013

moderat | II

C'è sempre un momento in cui la cosa giusta da fare è dormire.
Uno in cui iniziare a cantare, perché è il modo che si ha per salvarsi dal silenzio. E poi c'è il momento in cui la giornata scorre sotto le ruote e le strade vanno verso l'unico posto in cui si vuole tornare.
I colori sotto le palpebre come una specie di miracolo. Il calore sotto la pelle come qualcosa che arriva da un punto profondissimo dentro la pancia.
Continueremo a pagare le nostre buone azioni ed a temere che se suona il telefono al mattino, potresti anche essere tu. Perché io ho questa tendenza a credere sempre per un attimo a tutti. Anche a chi mi ha detto che per avere si deve lasciare andare.
Ma poi le mani mi tremano ancora e la voglia non se ne va. Neanche rinchiusa in questa bolla di sapone che poi tutto graffia con le unghie per potermi tornare dentro.
Quello che provo è in tutto quello che faccio.
Non tenetemi ferma.

lunedì 2 settembre 2013

il teatro degli orrori | carroponte | 29.08.2013

La mia leggerezza ha un peso specifico importante. Inversamente proporzionale al mio tentativo di raggiungerla ed al mio pensiero costante su di essa.
Cantiere aperto per grande opera al servizio di pochi. Capelli puliti e vinili da collezione.
Quindi - nel caso non l'avessi capito - quel sorriso non era per te, occhi di miele appiccicoso: puoi ridarmelo indietro per favore?
Poi, già che ci sei, cerca di restituirmi almeno parte delle parole dai volumi alti che ho sprecato in argomenti che ti riguardavano. Qualche lacrima senza zucchero e tutti i cibi che lo stomaco non ha potuto accettare per non essere distratto dall'impossibile digestione di te.
Poi siamo a posto così. Mi accontenterò di questo.
Di mandarti un messaggio di assenza squilibrata da questa serata che ha sbagliato i tempi. E potrebbe essere in qualsiasi momento da ora a 5 anni fa. E avrebbe potuto non essere mai.
In fondo abiti nella stessa casa, mi metti sempre su i dischi e cerchi ancora di darmi una birra da bere. Come se non lo avessi ancora capito. Come se tu lo avessi sempre saputo che alla fine in qualche modo lo avremmo trovato un equilibrio per farcela. Con te che su di me hai troppe informazioni che non ti ho dato. Ed io che - nello stile che mi contraddistingue - anche quando ti parlo mi tengo il silenzio di te.
Sospensione tesa fino allo stremo per godere davvero dell'esplosione.
Questa sera ho un vago bisogno di te.
Focaccia lambrusco e formaggio.
In questa solita sera.
Senza te.