domenica 31 gennaio 2016

i cani | aurora

Non è vero che il tempo guarisce tutto. Ti mette semplicemente di fronte a quello che eri - alle scelte che hai fatto - con la consapevolezza di quello che sei oggi. Il passato non passa, ritorna, si infila in un secondo di questo presente e ti scompiglia. Sta prima della razionalità, in quell'attimo che è solo della pancia. Che non ti puoi spiegare e non ti puoi fermare e ti riporta indietro. Esattamente come eri - tutto quello che sentivi.
Solo poi, ci penserai.
È un teatro, è sempre quello. Cercarti - perché se c'è lui devi esserci anche tu. Il cuore che ha da dire la sua. Le gambe. L'istinto. E poi la mente, che l'attimo dopo arriva, mi fermo e capisco. Ma quel momento lì lasciamelo vivere, perché non sono più qui.
Un teatro, ma fuori. Ho perso il conto e la cosa più bella è sempre abbracciarti. Sentire il caldo, e la tristezza. Che le persone non le puoi acchiappare: solo affiancarti a loro nella vita che stanno facendo per il tempo che te lo permettono. O che glielo permetti tu.
Questioni di tempistiche e di esistenze.
Allora dimmi solo che cosa provi, quando mi hai vicino. Che poi mi lasci sempre andare. Dimmi com'è. Dimmi di te. E dimmi di questo mare di pensieri che non ci fa toccare.
Dimmi che non vuoi. Che te ne andrai. E che questo - nonostante tutto - mi farà un poco male.
Dimmi che c'è questo posto bellissimo. Dimmi che è come una nuova vita. E che mi verrai a trovare.
Dimmi che c'è ancora un'altra alba e questo presente.
Così io nel tuo scappare. Posso chiudere gli occhi. Sapere tutto.
E tornare a dormire.

martedì 26 gennaio 2016

de rosa | weem

Se avessi ancora qualcosa da perdere con te. Me la giocherei, davvero. Prenderei tutto quello che mi resta, ti correrei incontro. E aspetterei che il tuo "va-sempre-tutto-bene" si distrugga lentamente, scontrandosi con le normali reazioni della pancia alla vita.
Non credo che la tua sia la soluzione perfetta, sai? Certo: può essere una strategia di resistenza - e neppure tra le peggiori. Ma non risolve tutto - anche se ti piace crederlo. E prima o poi lo capirai.
Non che la mia sia tanto meglio, non credere. Ma io sono per tutte le voci interne e non mi chiedo se mi fanno male oppure no. Voglio continuare a sentirle. Sempre.
Voglio le gambe che tremano, gli occhi pieni di lacrime, voglio poter pensare ancora a te e sentire la pelle che tira per la voglia di riaverti.
Non importa che sia giusto o sbagliato. Importa che sia.
Quindi grazie per il consiglio, ma no. Non mi toglierò il cibo - perché è troppo pericoloso e l'ho già fatto in passato. E non mi toglierò neppure tutto il resto: quello che penso di proteggermi, quello che mi viene fuori in automatico e poi realizzo che "oh no!", quello che non riesco a dirti certe cose e quello che penso di non meritare mai.
Mi tengo tutto e piuttosto continuo a provare a capirlo.
Non sarà la strategia che mi fa sentire forte.
Ma è quella che mi fa sentire viva.

venerdì 15 gennaio 2016

the lonely wild | chasing white light

Sei dall'altra parte del mondo. E io sono qui, che ascolto musica oggettivamente troppo per questo venerdì sera.
Sei dall'altra parte del mondo. Dall'altra parte del mio volere, del mio potere. E quando me lo sbatti in faccia, lo capisco proprio. Che sto facendo ancora la stessa cosa.
Sei in un mondo che mi si appoggia addosso. Una sera, ogni volta che ci sono. E sei che arrivo da te e mi metti in mano una realtà che mi ritrovo attorno. E sparisci tu, di fronte a me.
Mettila come vuoi, ma per me è magia.
Scriverti, che è come trapassare la crosta terrestre. Parlarti e farmi questa risata che non aspetto altro - così questo altro non mi avrà. Forse solo lavorare con te.
E pensare che andrò in città. Ci camminerò dentro per una sera e per una vita. Così arriverà aprile, e ci avrò messo il meglio di me senza smettere mai di avere le cuffie nelle orecchie.
Perché anche se i grandi tornano alle stelle nere che li hanno generati.
Questa roba qui è un'altra cosa.
Un'altra me.
Che non ti so spiegare.