venerdì 24 settembre 2010

belle and sebastian - write about love

Qualcuno mi ricordi l'insoddisfazione, la non serenità e il groppo di rabbia in fondo allo stomaco sempre lì, pronto a salire. Qualcuno mi fermi le gambe e mi riavvii il cuore. Ci stanno scrivendo dell'amore e io non so neanche parlarne. Questo lo sai.
Lo stile è sempre lo stesso e non è da quello che si giudica ma lo si vede già dalla copertina. Con la variante rosa confetto che chissà quand'è che siamo diventati così romantici. Roba da sentire lo stampo delle tue braccia sotto le coperte al mattino. Ci stai se fingiamo di non esserci quando la pioggia bussa sul vetro sopra di noi?
Questa musica mi commuove solo perché mi parla senza fruscii. Ho paura che lo fai e io non ho mai avuto nessuno stile. Forse per questo le persone mi irritano e ora ho i capelli bagnati e troppi sconosciuti intorno. Voglio essere da sola a proteggere il calore nelle sfere perfette di queste bolle di sapone. Scoprire quanto può essere ricca e ricercata la leggerezza e queste voci delicate - uomo e donna - che si rincorrono senza far rumore.
Ma i treni stanno troppo fermi nelle stazioni invece di andare dove devono e poi la gente ci litiga e mi assorda il frastuono. Ho capito troppo tardi che dischi come questo esistono per dare un suono al silenzio e fermare le parole inutili della gente.
Non so te, ma io a volte ho l'impressione che siamo i soli ad esserci accorti che l'estate è finita...

sabato 18 settembre 2010

baustelle - moa musiconair 17.09 - spazio villa erba cernobbio

Qui ce la giochiamo sul filo della pioggia. Ma ci sono i baustelle a como: direi che almeno questo prezzo ce lo possiamo pagare, già che abbiamo il pass al collo e una giornata così da trascrivere nel quaderno dei ricordi. Allora invochiamo santi che non ci appartengono e chiediamo alle caviglie stanche di sorreggerci ancora, anche più del previsto. Sì, perché questi qui sono all'ultima data del tour e di smettere di suonare non ne hanno proprio nessuna voglia. Così ci becchiamo la sfilza di ringraziamenti da fare, la commozione di francesco - che un po' è anche la nostra che capiamo il ruolo di chi lavora nell'ombra del lupo - e charlie che fa surf sopra le nostre teste quando ormai pensiamo tutti di potercene andare a casa.
Lo scenario è da favola e il lago sarà piatto e ricco e chiuso, ma quando è così ci fa sentire campanilisti anche se non lo vogliamo affatto. Ci prendiamo l'umidità che sale e i dolori nelle ossa del giorno dopo, in queste canzoni che spezzano tutta la nostra diffidenza perché - piacciano o no - ci sono davanti a noi dei musicisti veri.
Se ci fossimo dati appuntamento non ci saremmo mai incontrati e invece ci ritroviamo a discutere senza sapere neanche i nostri nomi e dialogare in lingue che credavamo di non conoscere più.
Si inaugurano le feste e si scopre di essere in un noi e di esserne tutto sommato orgogliosi. I progetti si spostano o si cambiano e le persone basta iniziare a parlarci o lasciarle andare perché non si ha niente da dire.
Ho paura che un giorno mi sveglio e tutto questo lo pago.
Ma nel frattempo ho un intero cd di canzoni country contro il panico a ricordarmi che c'è stato.

domenica 5 settembre 2010

arcade fire - arena parco nord 02.09 - bologna

Non c'è altro da fare: io alzo le braccia.
Ho provato a lasciar passare qualche giorno ma ora mi arrendo ufficialmente all'evidenza che non esistano parole per spiegarla, una cosa come questa. Il tour di un cd che per capirlo davvero bisogna ascoltarlo molte volte. Oppure una sola, ma fatta in questo modo qui. Che la vita sarà anche nascere, morire e qualche chiacchiera. Ma qui ci sono solo le emozioni. Quindi: come la mettiamo?
Come la delusione di tutte le promesse che continuano a farmi. Quelle che non faccio io e che poi me le mantengo tutte. Così che gli altri si sentano in diritto di pretendere e di giudicarmi senza sapere niente di me. Soprattutto che io, diversa da così, proprio non ce la faccio ad essere.
Diversa dalla ragazza che per un concerto dà tutto quello che serve - in soldi, chilometri ed energie. E pretende di conseguenza. Così che poi, quando è dentro ad uno spettacolo del genere, è normale che se ne vada in giro appagata ed affascinata per giorni, restituendo a pretese assurde e sermoni gratuiti quel sorriso beota che proprio non riesce a togliersi dalle labbra.
La gioia di aver vissuto la dimostrazione che nel 2010 può ancora esistere un gruppo come questo. Capace di buttar lì nel disco d'esordio la canzone che Bono insegue da troppo e probabilmente non saprà scrivere mai più. E farsela rimandare indietro dopo sei anni da una folla con la pelle d'oca. E' un po' come trovare qualcosa ancora in grado di accompagnarti per la tua generazione in questo mondo mordi e fuggi. Dove tutto si tiene per il tempo del comodo e del necessario. Corpi, cuori e menti comprese.
A volte mi domando se è davvero possibile che un semplice concerto mi faccia stare così bene. Poi ripenso alle ultime ore assurde e al fatto che proprio non ce la faccio a non farmi scappare da ridere. E la risposta - cazzo - è proprio sì.
E - aggiungerei - per fortuna che non so esserlo, diversa da così.