sabato 21 novembre 2015

jón kalman stefansson | i pesci non hanno gambe

Quello che penso è che se succedesse qui, tu dovresti comunque andare.  Startene lì ad aspettare il peggio - come un bellissimo monumento ai tempi peggiori. Mi mancava questo pensiero.
Avrei voluto dirtelo, per come ho dentro tutto questo. Ma forse stare zitti - proprio come fai tu - in genere è bello: permette di stare al sicuro. Ora che nessuno lo è più.
C'è sempre un posto in cui cadere, perché c'è sempre uno spazio tra i corpi. E non importa che tu mi stia sempre vicino. Non importa se mi leggi, se mi cammini accanto, se mi mandi una canzone o se ci è venuta in mente una sola parola per esprimere tutto quello che comprende l'amore.
Alla fine resta il fatto che ho paura e corro. Semplicemente corro. Per andarmene da tutte quelle vite che qualcuno ha semplicemente dimenticato di vivere.
Ci sono tre punti cardinali: il vento il mare e l'eterno. E come si cancella tutto questo? Se facciamo sempre gli stessi errori. Se non ti aspetto, se ho capito ma non so esprimerlo, se non mi volto indietro, se semplicemente piango. Piango per tutto e per il fatto che - se ti conoscessi ancora - ti penserei lì.
In tutti i nostri mondi che spariscono molto prima di noi.