sabato 3 aprile 2010

...a toys orchestra - midnight talks

Grazie.
Per non avermi deluso, almeno voi.
Per aver superato la mia famelica attesa di cose in grado di emozionarmi. Io, in continua ricerca di equilibrio tra la musica conficcata nelle orecchie e la mia vita.
Ascolto per la prima volta e scrivo e non mi sembra possibile che esista - oggi - un disco così. Che suona come la voce di un amico che non senti da un po': ci riconosci quello che è - perché il sound da mondi buffamente macabri è sempre lì - ma la trovi arricchita di tutto quello che ha vissuto senza che tu fossi con lui. E te lo butta lì, senza falsa modestia o giri di parole.
Questi arrangiamenti mi fanno bene dentro, e mi sembra quasi di non meritarmelo. C'è del pop, ma non te ne accorgi. C'è dell'epico, ma non troppo. C'è del synth , lo stesso che rimbombava nella valle tre anni fa. C'è il solito piano che dà l'accento alle parole, perché sotto, in fondo, c'è la musica.
Quella in cui credo io, che me ne sto al di fuori.
Quella in cui per un solo attimo ho dubitato di credere ancora. Ma per fortuna esistono dischi così, in grado di scrivere i miei respiri perfetti. Di parlarmi a metà di una notte. Di questa notte.
E tutto il resto non conta.
Almeno per 14 canzoni che ne sembrano una, lunghissima. Esco da un girotondo senza senso dove abbiamo provato a salutarci con una risata ma non funziona mai. Dove non sono neanche sicura che ci teniamo per mano, ma io giro lo stesso.
Può una cosa essere così bella da sembrare folle? Che poi magari solo a me sembra talmente incredibile, mentre questo non è altro che il piacere di accorgersi di non dover sempre aspettare qualcosa che potrebbe arrivare.
Allora è così che ci si sente quando si smette di illudersi?
Potrei inziare ad abituarmi alla sensazione e toglierti tempo. Non credo te ne serva ancora molto per farmi uscire dalla tristezza di sapere già quello che stiamo per dirci.