sabato 31 gennaio 2015

nicolò carnesi | arci biko milano | 29.01.2015

I primi segni nella neve e i primi pensieri nella testa. Quelli che dormono furiosamente mentre fuori milano diventa pura e bianca per qualche ora. E noi qui proviamo discorsi seri nel rumore inutile che fanno le ragazzine ai concerti tipo questo.
Sono veramente convinta che vada bene così. Forse come i miei occhi senza lenti e la nuova espressione che queste due cose mettono sul mio viso. Che andrà tutto bene fino a quando non ci creeremo imbarazzi ed aspettative. Fino a quando mi sfiori leggermente e io continuo a saltellare ai concerti quasi fossi sempre da sola. Quasi fossi un bambino che torna a casa da scuola.
Le serate possono diventare pietre preziose da farsi scorrere sotto pelle. Le città europee dei confini tra un inizio e una fine. E i minuti insieme dei copioni assolutamente imprevedibili.
Abbiamo quantomeno un altro capitolo. Malgrado dicembre. E nonostante te.
Vediamo che ci capita.

martedì 27 gennaio 2015

maggi hambling | walls of water | national gallery london | 23.01.2015

È una stanza bianca e londra accoccolata in fondo allo stomaco.
Perché tornare qui fa venire fame. Fame. Di cibo di dischi di luoghi di discorsi e poi fai attenzione. Anche se non sembra non ne me vado davvero mai. Basta una foto e te lo sto dimostrando.
Sono bocche spalancate che mi guardano dalle onde. Mentre ti aspetto e ci vediamo da qualche parte molto presto. Con il mio zaino di parole che se non te le dico poi vanno da qualche parte a rosicchiarmi il petto. E io non posso più permettermi di perdere pezzi di organi interni: ne ho già dimenticati troppi sui comodini mentre scappavo da un mattino seguente.
Le cose mi sono abbastanza chiare e vivo tutto migliaia di volte nella mia testa. Come il montaggio di un film di cui sono produttore regista sceneggiatore attore colonna sonora e tutto il resto.
A pensarci bene è proprio come fai tu e quindi in pratica per questo giorno sono te.
O forse.
Sono solo un po' fatta di te.

sabato 17 gennaio 2015

steve mccurry | oltre lo sguardo | villa reale di monza | 17.01.2015

Le stazioni il sabato pomeriggio sono piene di adolescenti vestiti malissimo. Sopraffatti dalla loro mancanza di gusto ma convinti di essere alla moda. Un po' come le relazioni che mi riguardano. Capaci di rovinarsi di dosso il bello nel girotondo di poche ore pensate bene. Certe di riuscire a nascondersi dietro una pretesa assenza di legame che solo per il fatto che siamo qui, scusa, ma c'è qualcosa di intrinsecamente assurdo in quello che succede.
Se vuoi possiamo parlare di livelli di prossimità, e allora ok. Ma questo non toglie che anche nel poco io pretendo comunque una certa eleganza. L'ho sempre fatto e questa è la base della mia inadeguatezza al mondo - come è evidente ma oramai è così.
Per me che a una confidenza non può seguire un'assenza. E una notte di parole non può tramutarsi in silenzio, quasi non fossimo neppure stati vicini, io e te.
È fuori dal mio orizzonte mentale, riesci a capirlo?
Sono le leggi di questo mondo reale ed il suono attutito che fa la mia impotenza. Lo stringere dei polpastrelli attorno a questo singolo istante e tutta la fiducia che voglio dargli di potermi ancora sorprendere. Quasi che tu per la prima volta riuscissi davvero a regalarmi sconcerto.
A me che contro ogni evidenza.
Quando sento che una cosa potrebbe essere bella poi me ne sto lì ad aspettare che lo diventi per davvero.
Prima di schiantarmi nella non trasparenza.

mercoledì 7 gennaio 2015

afterhours | hai paura del buio? | il film

Sono corsa giù in città perché dovevo vederti. O, meglio, vedere l'effetto che mi faceva rivederti.
Vado senza protezioni e le provo tutte per ampliare questi minuti. Per buttarci dentro tutta la vita di cui sono capace. Anche se la vita poi mi lascia così. Disordinata.
Allora ti scrivo ti racconto e ti chiedo. Poi ti cancello ti sogno e il mattino dopo ti ritrovo in un messaggio che io non ci ho creduto mai ma tutti mi dicevano che l'avresti fatto. Ancora una volta. E mi dissolvo. In questi enormi spazi vuoti dove è meglio dirsi ogni singola verità che possiamo. Farci ancora del male, ok. Ma farcene meno di quando me ne sto al buio a giocare di non essere me. Di non essere così speciale come ognuno di voi ci tiene a precisare dopo avermi spinta via.
Ho suoni potenti e riprese che vanno oltre la paura. Ho ricordi con te che mi riscaldano la pancia da un punto profondissimo che sta dentro e che ti posso indicare con assoluta precisione. Ho provato in tutti i modi. Sono pure tornata a loro ma evidentemente non mi resta altro da fare.
Contro quello che mi è incomprensibile ma sono comunque io.
Li tengo.

sabato 3 gennaio 2015

henri cartier bresson | ara pacis roma | 02.01.2015

Potevo prendere freddo da qualsiasi parte e invece sono venuta qui.
Fingere che ormai è andata così e non è vero che ti penso ogni giorno - proprio no. Attaccarmi meno a quello che è stato e a come sei stato con me. Imparare a lasciarti andare che fare il meno possibile, ok, va bene. Possiamo anche perdonartelo. Ma la mancanza di stile, quella davvero no. Sei d'accordo?
E' strana questa cosa che io entro in un museo e poi all'uscita mi hanno tolto il mio piccolo mago  e ti sei aggiunto tu al ritorno a casa. Mentre io rallento la fuga dalle geometrie perfette e qui c'è in generale troppa gente che parla come te da non riconoscerti in nessuno.
La mia idea è già finita ma forse gioca a tuo favore.
Passami a prendere e ignora le tifoserie.
Perché ti concedo di portarmi via.
Ma non di portarmi via il mio silenzio.