martedì 28 ottobre 2014

i cani | glamour

Sinceramente? Non ti avrei detto di una domenica in cui essere qui a scriverti.
Ti avrei detto, piuttosto, che i weekend a volte non sono lunghi abbastanza - anche quando hanno un'ora in più e non ce ne siamo nemmeno accorti. Che gli aerei sono fantastici, quando ti portano le persone che ami. E poi dopo due giorni non lo sono più, per il motivo contrario. Ti avrei detto quanto sono fortunata a fare il lavoro che faccio. E potermi prendere le emozioni di uno spettacolo da un metro di distanza. Ti avrei detto come è malinconica e bella la natura quando ti entra negli occhi in autunno. E ti avrei detto pure come mi sono innamorata della musica pop romana.
Ti avrei.
Se ci fosse una sola possibilità di riuscirci, il nostro destino sarebbe diverso. Potremmo essere sempre pelle e bottiglie. Patteggiare il sonno nelle nostre notti e avere tutte le giornate buone per restare soli.
Appunto.
Però tu aspettami, ok? Aspettami ancora.
Lasciami il tempo per capire come andrà questo momento.
E poi dare un senso a tutte le vittime.
Quelle che restano sul campo delle nostre guerre private.
E quelle che dobbiamo mandare via. Per continuare ad esistere.

domenica 19 ottobre 2014

va tutto bene | compagnia òyes | spazio tertulliano milano | 19.10.2014

Le domeniche sono giornate che - se non ci stai troppo attento - te le puoi costruire in modo veramente schizoide.
Passare da una macchina a una tomba a un teatro al guardarti negli occhi e finalmente avere qualcosa che potremmo considerare un dialogo - io e te. Con tutti gli altri a quel passo di distanza sufficiente per creare uno spazio scenico attorno.
Le domeniche sono giornate che hai voglia a sentirti sola. A cercarti sulla pelle l'abbraccio che è rimasto intrappolato là, dove eri solo in potenza. A portarti nel posto giusto e a riconoscere che, se chino un po' la testa e poi guardo in su, il sole di ottobre non è altro che un faro puntato verso la conquista.
Mi sono seduta perché ho troppe assenze da vivere. Troppe colonne d'aria attorno a me, lì dove dovrebbero esserci tutte quelle persone che per qualsiasi motivo non hanno fatto parte della mia vita. Per volontà diverse, per tempismi non conformi, per squilibri interni e/o relazionali.
È che io mi abbandono, lo so. A volte mi lascio proprio da sola, intendo. Ma poi mi lascio anche cadere nelle cose. Mi ci arrendo.
Perché oggi è già domenica ed è quello che sto cercando di dire.
Che anche se non ci siamo.
Va tutto bene.

venerdì 17 ottobre 2014

thegiornalisti | fuoricampo

Tutta la tua voglia di parlarne in un bicchiere di vino rosso.
Tutto quello che mi restava da dirti e le situazioni. Che tornano a circolare come sempre se il sempre glielo permettiamo sia io che te.
Non ho strumenti per cavarmela in qualche modo a questo mondo, è evidente. Perché vivo in un posto che non è quello di tutti gli altri, per esempio. Perché sono in ogni momento leggermente staccata dallo sfondo in cui mi muovo. Incapace di afferrare e forse così desiderosa di essere afferrata da diventare perennemente sfuggente.
Non so se possa avere del senso. Scriverti ancora, pensare all'inverno, oppure fare aperitivi parlando di storie il venerdì sera in pieno centro. Eppure lo faccio e se non penso alle conseguenze ho scoperto che le cose vengono più facili, lo sai?
Per cui tranquillo ragazzo: se mi dici che vuoi discuterne, allora facciamolo. Mi sembra quantomeno giusto.
Ma questo è il mio turno di aspettare che.
E se si tratta di te, scusa ma i precedenti non sono molto favorevoli.
La fiducia come arma contro l'imprevedibile fascino dei rapporti umani. E l'esistenza legittima di un unico tempo.
Il modo indicativo.
Tutto il resto è solo una trappola.