domenica 21 giugno 2015

wrongONyou | killer


video

Quello che ci serve, è una linea guida generale. Alcune semplici regole di base da poter applicare all'occorrenza. Una strumentazione d'emergenza semplice e leggera, da mettere in campo nel minuto presente. Senza dover chiedere aiuto a nessuno. Senza dover aspettare nessuno.
Quando la solitudine è un'entità fisica fatta di assenza che cade, pesa, si sporge e si infrange nell'apatia diffusa di una giornata instabile. Quando me ne sto piegata su me stessa, concessa a me stessa, in confronto con me stessa. Colpevole a prescindere, come sempre.
I complimenti, i consigli, gli inviti a cena ed i rimproveri di chi neanche lo sa più che cosa voglia dire tutto questo. Ognuno ha la sua strategia - vi rigrazio. Ma io forse scelgo i brillantini che mi hai messo sulla pelle ieri sera. Perché anche se non hanno portato il conforto promesso, almeno è stato bello sentirseli addosso. Vederseli luccicare ancora addosso.
Poi scelgo questa canzone che è inchiostro sulle guance. Che è l'unico vero linguaggio che ho per comunicare con i topi dentro la pancia e con la loro necessità.
Per oggi. Per quello che provano a dirmi.
Poi per finire e andare avanti.
Ci sono molti modi.

venerdì 12 giugno 2015

appino | grande raccordo animale

Il mio cuore sta bene. Almeno questo dicono i macchinari appositi. Il mio cuore batte e sembra portare avanti onestamente il suo lavoro. Il mio cuore non se ne è andato - mi è rimasto fedele - nonostante tutto. Ma il mio cuore, e questo i macchinari non lo sanno, urla e si lamenta. Emette un suono preciso e costante che culla le mie notti ed attutisce i miei giorni. Un grido sottile che circola nel sangue, e a volte lo sento, a volte invece no, ma lui non smette mai di girarmi dentro.
Sarebbe così piacevole avere un'idea facile. Non rischiare di essere quotidianamente ammazzati dalla propria sensibilità. Avere problemi più pratici che distolgano dal resto.
Sarebbe bello scegliere sempre i prati, come fanno i bambini. O i muretti per restare in equilibrio. Invece c'è il mondo e questo battito lento e quel poco di poesia che provi a portare nelle vite degli altri. C'è chi non ne vuol sapere e ci sono i desideri che corrono più veloci di quanto possa capirli tu.
Per questo, grazie cuore che ancora ci sei.
Prometto che terrò conto della tua perseveranza.
Che ci proverò in ogni momento, contro ogni infedeltà e contro tutte le paure di rischiare.
Avrò cura di te.

le canzoni d'amore fanno male perché
riconosci in ognuna qualche cosa di te
o di chi ti sta accanto o di chi ormai non c'è più
e di chi non ne vuol sapere di chi sia tu.

domenica 7 giugno 2015

levante + thegiornalisti | miami festival milano | 06.06.2015

Possiamo lamentarci di questo caldo, sì. Oppure possiamo prendere e andare al MiAmi. Stelle scadenti in una notte di musica fuori dalla geografia europea. All'inseguimento costante di qualcosa che forse è un'illusione, più probabilmente solo un presentimento.
Come in una storia d'amore. Che poi bisogna fare tabula rasa per potersi scegliere ancora. O per scegliere qualcuno che non sia ancora tu - quello sarebbe meglio.
Perché non si eredita un destino. No, non è possibile. Piuttosto, si prende dal passato qualcosa di molto più profondo ed istintivo. Si eredita una paura, ecco. Ma non una qualsiasi: un tuo particolare tipo di paura.
La mia è tutta dietro queste parole. Nel senso che sta nella stessa aria che le ha generate. Sta un passo dietro ed è forza di gravità che tiene a terra.
È per questo che oggi canto. Perché vorrei già essere in quelle frasi - assolutamente - ma la vita si inventa sempre modi molto elaborati per darti ragione. Il mondo ti scompiglia le basi, sì. Ma poi non è che si rimetta in ordine alla velocità che vorresti tu.
Qualcuno mi insegni la pazienza, allora. Ma la butti nel sangue. Che poi troverò un pensiero per renderla convenzione - o quantomeno previsione. Qualcuno mi porti a sentire il vento dell'est o il canto di roma contro l'indifferenza. E già che c'è, mi tolga pure dall'essere un numero in questo grande parco dove dimentico l'intorno. Almeno ci provi, per favore.
Che sono solo i corpi a dettare la vita
- tutto il resto è solo una conseguenza.

lunedì 1 giugno 2015

arearea | ruedis_ruote di confine

Da un po' di anni - non so nemmeno dire da quando - mi capita di svegliarmi nel pieno della notte con un buco nello stomaco.
È la fame.
Di felicità di emozioni di amore di speranza. Di tutte quelle scemenze banali e rassicuranti come il pane fresco, la musica senza pretese, il conforto di un abbraccio e via dicendo.
Personalmente persa in una guerra costante. È il conflitto che arriva e ti ribalta la quotidianità. Che ti strappa via il concetto di normalità dal gesto più semplice di ogni giorno. Che ti rende pazza, se non ci stai attenta. Perché ogni minuto è una lotta per la sopravvivenza. Ogni. Singolo. Minuto.
In qualsiasi momento le biciclette possono diventare armi. E il tuo destino giocato a bandiera, come accadeva nei centri estivi ed era sempre un tentativo per dimostrare ai tuoi compagni di squadra che non eri proprio il peggiore. In ogni momento - come è stato oggi - posso chiederti se la ami e guardarti negli occhi. Vederti dare la risposta più bella distogliendo lo sguardo come se fosse vergogna. Ecco quanto ci ha rovinato il mondo.
Mi sono ammalata di lucciole. Della meraviglia che fanno.
E per la stessa meraviglia al posto tuo avrei urlato. Per quella cosa che da qualche parte qualcuno riesce ancora a chiamare felicità.
Ma sono al posto mio. Sono qui.
Sono viva.
Ed è solo l'inizio.