mercoledì 16 marzo 2011

jhonny cash - the best of [columbia]

Esiste un mondo mobile e vibrante.
Dove sfumano i confini tra dentro e fuori e dove le sensazioni che traspirano dalla pelle ritornano indietro in ventate di musica che tolgono il respiro.
E’ un mondo talmente piccolo che mi ci sono persa.
E’ un mondo talmente grande che mi ci sono trovata a casa.
Ma non sono qui per parlare di questo. Non ora. Perché oggi sembra essere una giornata in cui sbaglio le parole.
E i miei occhi vogliono smetterla di discuterne.
E i miei occhi vogliono smetterla e basta.
Per poi raggiungere lo stato di assenza di pensieri che porta l’estremo rumore. Dove ci sono così tante sensazioni che l’unico modo in cui puoi fare è stare ferma e sentirle arrivare tutte – una ad una – nel bianco abbagliante.
Perché io e te – lo sai – siamo nate in ritardo di qualche decennio. Mentre avremmo dovuto conoscerci nel tempo delle canzoni che ci mandiamo in allegato. E ballare in quell’america che ci rapisce nei libri che si riconoscono dalla copertina e ci fanno chiedere come sia possibile sentircela così vicina.
Mi contatti con le infinite possibilità che ci hanno messo a disposizione per fraintenderci meglio. E io penso solo a quanto mi manca stare insieme. La spensieratezza semplice per le cose, senza girotondi di suoni storpiati in cui si perde la memoria per le parole. Mentre il mondo ride forte e noi stiamo ancora ad arrovellarci sopra le giornate ma poi alla fine hanno sempre ragione gli altri.
Non c’è niente da fare, cara mia, noi siamo qui. Nei prati gialli di note assolate e nelle storie d’amore di musica country tra uomini rudi dalla voce profonda e ragazze vestite di una primavera che si sta scordando di arrivare.
Poi ci sorprenderà il caldo e il nostro stare vicini non sarà altro che l’aderire completo di corpi sudati. Torneranno il sale il sole ed i discorsi sempre uguali che cerchiamo inutilmente di evitare. Il nostro vivere distratto e lo studio antropologico della gente circostante. Per poi giungere alla solita conclusione che i luca a noi proprio non sono mai piaciuti. E sentirci sempre altro. E sentirci sempre lontano. E riconoscerci sempre in noi.
E’ il secondo post che ti dedico e tu neanche lo sai.
Nella gioia malinconica di queste canzoni che è il nostro modo di affrontare il mondo.
Hai mai pensato che forse siamo così indietro da essere avanti? Che questa realtà non può essere per sempre e noi viviamo negli anedotti di un futuro che poi non saremo lì per raccontarcelo?
Siamo supereroi difettosi contro il vento. Con l'assurda missione di sconfiggere il maltempo. In fondo chi l’ha detto che questa musica qui non possa andare bene per un giorno di pioggia?