sabato 30 ottobre 2010

carrozzeria orfeo - sul confine - teatro ringhiera 29.10 - milano

Certe cose non possono essere passate sotto silenzio.
Per esempio, nessuno può parlarmi di Vasco, Ligabue e Gianna Nannini sulla stessa macchina in giro per la nazione e poi ritarmi fuori un paragone con Elvis, Cash e Lewis. E magari pensare pure di restarne impunito. Potrei capire se al posto di un Rossi ci fosse stato un Brondi. Ma - pensandoci bene - lui non sarebbe mai partito con simili compagni di viaggio. Non avrebbe potuto portare le sue lacrime di ruggine e neanche confezionare in serie coperte di cieli stellati. E allora qui non ci siamo comunque.
I confronti vanno valutati con cura e non buttati lì a semplice pretesa di arricchire un discorso. Ci abbiamo passato le ore a studiarli quando eravamo piccoli: non ci è bastato per capire che la strada migliore è sempre quella più semplice?
Quindi signori, ecco a voi il teatro ideale. Come scenografia, il palco. Come luci, delle torce tascabili. Come testo, tre attori che nel nero si passano le storie.
Queste sono le premesse necessarie e sufficienti. Tutto il resto è il genio capace di costruire fantasmi di lampi e cartone che ci stregano per 50 minuti. Che la fantasia è vera solo quando nasce dall'essenziale. Diversamente, è solo un prodotto preconfezionato che provano a spacciarci per invenzione originale.
Una serata per salvarsi dalle delusioni e dall'assurdità che ci sta intorno. Aggiungiamo alla nostra lista un'altra voce che non ci sarà spiegata e consegniamo a questo spettacolo il giusto premio. Nessuna targa o discorso preparato: solo la nostra voglia di tornare a casa camminando nel buio per non rovinarci quello che abbiamo dentro agli occhi.

martedì 19 ottobre 2010

the tellers - close the evil eye

Ma sarà poi amore questo qua? Quando ci si aggrappa all'idea di un sentimento per nascondere bene di essere soli. E si finge di dimenticare che ciò che conta davvero non è mai la durata, ma l'intensità.
Le parole sono pietre preziose: vanno usate con rispetto e serve una luce vera per farle brillare. Qui, invece, si buttano a terra come carte di caramelle e io ne ho abbastanza di tutto questo zucchero: sapete bene che quello di cui ho bisogno ora è solo il bruciare del sale.
Sono tornata per coniugare al presente i miei ricordi, ma mi sono accorta che serve scontrarsi col nuovo per capire quello che abbiamo vissuto ieri, mentre le tradizioni non sono altro che i nostri programmi per quando ci sveglieremo domattina.
Si è rialzato il vento leggero del nord che ci porta le urla d'oltremanica traducendole in sospiri. Non ce la si fa ad essere cattivi quando le inconfondibili sonorità indie-rock diventano saltelli che non riesci ad afferrare. Si doveva nascere con una voce diversa - forse - e magari anche in un altro stato. E non avere come marchio di fabbrica questa acustica volante dal retrogusto francese.
Mi sono chiesta se fosse meglio avere qualcuno da lasciarsi alle spalle quando si parte o a cui andare incontro quando si arriva, ma ora so che volevo solo una persona con me durante il viaggio. Per poter chiudere gli occhi stanchi e appoggiare la testa su una spalla conosciuta. E non dover avere più timore di nulla, almeno per qualche istante.
Aspetto che i miei capelli crescano selvaggi e che le notti ritornino tranquille. Non so a cosa serva, ma qualcuno mi ha detto che there's no fear in the morning 'cause I dreamt of you again. E avete tutti sperimentato che, anche se cammino da sola, ci sono sempre molte cose che voglio vedere prima di mettere la parola fine.

domenica 10 ottobre 2010

...a toys orchestra - twiggy 09.10 - varese

Le braccia, signori: concentrati sulle braccia. E le mani, mi raccomando. Per vedere bene da dove esce la musica.
In questo sotterraneo spazio protetto, così vicino da toccarvi le vene. Lì dove scorre la rabbia e l'energia. Perché non può essere solo il vino, anche se qui sotto scorre per bene pure quello.
Il nostro destino è di aspettare ed aspettarvi, così che poi i pomeriggi sembrano lontanissimi e ancora di più i nostri discorsi sotto gli ombrelli aperti che non ci proteggono dai peccati. Qui basta che mi fai gli auguri e si risolvono i problemi. Tanto non ci sono mai state torte e nemmeno candeline: a pensarci bene ogni giorno potrebbe essere il mio compleanno. Una festa con tanto di giocattoli che suonano forte i pezzi che abbiamo ascoltato così tante volte. Mancano i fiati, ok, ma non vi preoccupate: l'orchestra la mettiamo noi con i nostri strumenti invisibili.
Insomma: a parte te, tutti presenti. Noi qui al completo con hengie e frankie, più in disparte mrs macabrette. La ragazza di plastica se n'è appena andata mentre sta arrivando quella invisibile. Cammina splendida in stivali e gonna corta. Non si fa vedere, va col suo passo nella testa. Te la senti accanto ma a nessuno è destinato il suo sguardo. Inutile urlare: ha fatto di tutto per non sentirvi.
Oggi le pellicole speciali non servono per catturare l'immagine più bella: cinque ragazzi che si cercano e si aspettano per produrre un suono. Un colpo solo, tutti insieme.
Puoi provarci in tutti i modi ma solo uno garantisce che ciò avvenga con successo: guardarsi negli occhi. Appunto: questa cosa difficilissima. Semplicemente guardarsi negli occhi.

mercoledì 6 ottobre 2010

anna melikyan - mars (dove nascono i sogni)

Esiste un posto dove si è pagati in pupazzi e si aggirano personaggi bizzarri. Dove si possono inventare gli uragani tropicali, ma poi è meglio dare ascolto alle statue e non fare niente per paura di sbagliare. O che il risultato non sia all'altezza delle aspettative.
Lì le cose possono essere viste del colore che si vuole e c'è sempre un sogno di fuga e un altrove dietro alla montagna in cui specchiarsi. Tutti avranno parole stravaganti per descrivervelo, pochi ci proveranno davvero a metterlo in pratica, la maggior parte preferirà continuare ad inventarselo.
Concordo con voi: non c'è bisogno di capitare in un fantomatico mondo sospeso e delirante, per trovare tutto questo.
Il comunismo non c'è più e siamo stati invasi dai marziani. Pensieri e domande si trasformano in telefonate e queste in progetti possibili che forse non lo saranno in un'altra occasione. Impareremo un giorno? Impareremo mai?
Servono case per accogliere gli spettacoli e i citofoni non si suonano se si sa già che dentro non c'è nessuno. Abbiamo entrambi un volo che ci aspetta e io nessuno che mi saluta all'aeroporto. Questo film mi incanta, ma io vorrei portarti in un mondo ancora più insolito, dove non arrivano gli aerei, le auto non sono ammesse e le navi non possono attraccare. Lì ti chiederei il quasi tutto che manca e non importa se accade solo nella mia mente. Le cose non cambierebbero, lo so, ma puoi lasciarmi solo continuare a credere a chi mi dice che quel posto esiste davvero?
- E pensi che la gente ci creda?
- Sicuro! La gente ha così bisogno di credere, non credi?

lunedì 4 ottobre 2010

villagers - becoming a jackal

Da quando ho smesso di scappare, ho affinato questa capacità. E ora vi sto vicino sfiorandovi con leggerezza; vi faccio credere di passarvi accanto mentre sto solo iniziando a scomparire davanti ai vostri occhi.
E' davvero possibile che non ve ne rendiate conto o state semplicemente trovando una scusa per lasciarmi andare?
Mi domando come deve essere la mia vita attutita dalla porta chiusa dietro cui state ad ascoltarmi. Oppure letta furtivamente dalle pagine di un quaderno lasciato distrattamente aperto. Qui è sempre stato troppo difficile fare domande dirette. Così ho rovinato i telefoni, a furia di piangerci dentro. E ho consumato lo stereo, tenendolo continuamente acceso.
Ora non c'è più la mia musica e siete di fronte al silenzio che vi siete costruiti e alla vostra incapacità di riempirlo. Darete a me anche la colpa di questo?
Fino a quando mi basta, ho il mio antidoto contro gli sciacalli: inforco le cuffie e parto nelle mie solite ricerche di cose giuste nei posti sbagliati. Non è qui che troverò l'ultimo pezzo della raccolta di canzoni che mi descriverà per questi 2 mesi. Non senza rompere questa compatta armonia fatta di acustica ed orchestra, mischiata al pop (ma di quello buono!) e spolverata di intrinseca malinconia, nella giusta dose che serve a descrive la costante presenza dell'assenza.
true love feeds on absence like pleasure feeds on pain
so no matter where I'm standing I still love you all the same
Ma quando mai sapere di fallire è stato un buon pretesto per non provarci fino in fondo? Questa è la mezzanotte in cui potrei urlarvi dal letto le mie paure e la situazione non cambierà, anche se continuerete a far finta di niente. Se non siete all'altezza non è poi così scontato che io sia capace di cavarmela da sola o sappia sempre fare per due. Ho i miei rotondi rifugi di emergenza, ok, ma un giorno potrebbero iniziare a girare a vuoto, incantati nel solito sterile ritornello.
Quel giorno le giustificazioni razionali perderanno le loro fragili ragioni e non basterà andarsene via per non tornare più indietro.
Quel giorno vi dimostrerò che non sono così forte come volete credere e non avrete più scuse o silenzi dietro cui nascondervi.
Quel giorno l'ultima cosa che avrò visto sarà la prima che avrò scelto. E forse sarà comunque troppo tardi.
That day.
he lies awake in his bed every night devising ways to conceal the strain | she never tells of her midnight fears or admits that she does the same | they never meet, never touch, never speak and for one tired old refrain

can you hear me now | lying in this bed
embedded in this written story
can you hear me now | calling from this bed
I'm spitting words but there's no meaning